Accesso
Dottori
Filler permanenti: ecco perché non usarli

Filler permanenti: ecco perché non usarli


Lun 20/04/2020 | Dott. Domenico Piccolo

Condividi su Facebook Condividi su Twitter

di Johann Rossi Mason e Francesca Frediani


 

Con la consulenza scientifica del Dottor Domenico Piccolo, Dermatologo e titolare degli Skin Center di Pescara, L’Aquila e Avezzano, vice Presidente della Società Italiana di Laser Dermatologia (SILD).

 

I filler permanenti sono nati qualche anno fa con l’intento di effettuare una correzione molto duratura. Purtroppo l’esperienza ha dimostrato come molto spesso questo intento sia illusorio, non certo perché la sostanza non permanga a lungo nel tessuto ma proprio per questa sua caratteristica. Sono infatti sostanze che l’organismo non è in grado di riassorbire e che spesso considera ‘estranee’ scatenando in alcuni casi una risposta immunitaria e infiammatoria.

Silicone liquido vietato dal 1993


Gli effetti collaterali sono spesso notevoli, in non pochi casi devastanti per il paziente: i casi più noti sono quelli che hanno coinvolto il silicone liquido, ormai vietato in Italia per decreto ministeriale dal 1993 proprio a causa dei danni che ha causato in molti sfortunati pazienti.

101 ragioni per sconsigliare l’uso di filler permanenti


“Le ragioni per evitare e sconsigliare l’uso di filler permanenti sono numerose” sottolinea il Dottor Domenico Piccolo, Medico e Specialista in Dermatologia. “Il filler iniettato nel derma ha ovviamente un peso proprio e una densità che lo portano lentamente nel corso degli anni a traslare dalla sede di impianto seguendo la forza di gravità. Inoltre è in grado di ‘migrare’ e spostarsi in regioni diverse da quella dove è stato infiltrato. Per esempio il silicone impiantato nel contesto del vermiglio del labbro inferiore per aumentarne il volume e il turgore, può migrare verso il basso creando un cordone antiestetico all’altezza del bordo inferiore del labbro o al di sotto di esso.
La responsabilità maggiore, nel caso di reazioni avverse è da attribuirsi ai filler permanenti, che con il tempo possono provocare granulomi da corpo estraneo.

Infezioni, granulomi, cisti e migrazioni della sostanza, la rimozione è difficile


Col tempo i filler permanenti possono dare luogo a rigonfiamenti anomali delle zone trattate, nodosità, raccolte purulente, e in alcuni casi ulcerazioni, ascessi da cui fuoriesce la sostanza estranea, febbre e altri tipi di reazioni immunitarie. Tali fenomeni possono durare mesi o anni con deturpazioni del viso e, in alcuni casi, con esiti cicatriziali duraturi o anche definitivi.
L’unico modo per risolvere i granulomi dei filler permanenti è la pulizia chirurgica delle zone infiltrate allo scopo di rimuovere ogni traccia del corpo estraneo (obiettivo non sempre possibile), con il rischio di sviluppare cicatrici visibili. Possibile alternativa alla chirurgia sono i laser, in particolare quello alla CO2.
I filler permanenti non sono di derivazione naturale, ma sintetici
e prevedono l’inserimento sotto al derma di sostanze solide che l’organismo non è in grado di degradare. Ecco perché anche la definizione di filler semi-permanenti è infondata. Un filler o si riassorbe o no.

La posizione delle società scientifiche


Così come sottolinea anche un documento della SIDEC la Società Italiana di Dermatologia Estetica e Correttiva:

‘Nel caso di filler impiantato in aree cutanee diverse dal viso, quali gli arti o le natiche, si verifica una vistosa migrazione di centimetri o decine di centimetri dalla sede originaria con la formazione di noduli o nodosità visibili e antiestetiche. In altri casi le modifiche fisiologiche del viso o particolari alterazioni del peso corporeo, quali importanti dimagrimenti, rendono visibili come corpi estranei i materiali iniettati, anche se nella sede originaria di impianto ma con conseguenze estetiche negative. Ma ancora più grave è la comparsa, spesso molto anni dopo l’impianto, di vistosi effetti collaterali, quali fenomeni infiammatori locali molto gravi. Ascessi, formazione di granulomi o di spesse aree fibrotiche sono eventi gravi e di difficile soluzione dal punto di vista medico o chirurgico, che si succedono per mesi e anni tormentando l’aspetto del paziente, la sua salute, la sua normale vita sociale con il rischio di sviluppare anche ansia, depressione, ritiro sociale e scadimento della qualità dell’esistenza’.

La tentazione di cedere ad un filler che non deve essere ripetuto ogni 6/12 mesi? Troppo pericoloso.
Il fatto è che rimediare ad un danno causato da un filler permanente è particolarmente complesso e spesso non garantisce un risultato soddisfacente.
Ecco perché ormai l’uso di sostanze permanenti e non riassorbibili è stato quasi completamente abbandonato a favore di sostanze biocompatibili che nel tempo di alcuni mesi vengono degradate e riassorbite dall’organismo senza lasciare traccia e soprattutto senza fare danni né all’organismo né all’aspetto.

No ai filler permanenti, troppi i rischi


L’articolo 1 della direttiva 93/42 CE del 1 giugno 1998, fa rientrare le sostanze iniettabili conosciute come filler nella categoria dei “dispositivi medici”.
La difficile situazione legata a questa legge europea ha fatto si che siano troppe le possibilità di avere sul mercato sostanze potenzialmente dannose.
Molte società scientifiche e alcuni Ministeri extra UE (Svizzera), si sono da anni raccomandati di non usare prodotti “permanenti”, ormai definiti come troppo rischiosi.

Dalla paraffina ai metacrilati, una lunga storia di casi andati male


La storia dei filler permanenti è lunga, e ricca di casi in cui gli effetti avversi hanno mandato per traverso il tentativo di migliorare il proprio aspetto.
La paraffina, una miscela di idrocarburi solidi, è stata utilizzata in passato nel trattamento dell’alopecia maschile e per aumentare il volume di seno, pene, polpacci e glutei. Il suo impiego è stato frequentemente associato a insorgenza di noduli, ulcere o necrosi che spesso si manifestano dopo diversi anni.
Danni analoghi sono stato riscontrati dopo trattamenti con sostanze come la vaselina e la vitamina E non adatte all’uso iniettivo.

Reazioni infiammatorie e granulomi in agguato


L’inoculazione di queste sostanze determina, dal punto di vista istologico, la formazione di paraffinomi o lipogranulomi sclerosanti, e cisti di dimensione variabile con reazioni da corpo estraneo e fibrosi. Raramente si può sviluppare un carcinoma a cellule squamose nella sede del paraffinoma con coinvolgimento extracutaneo di linfonodi e polmoni, probabilmente per diffusione linfatica o ematica delle sostanze oleose.

Il silicone, ormai bandito in molti paesi, è stato inizialmente messo in commercio con l’indicazione di aumentare il volume dei tessuti molli, ma l’incidenza di segnalazioni di reazioni avverse che ha accompagnato il suo uso ha portato a bandire questo prodotto. Le reazioni che si verificano anche in una sede distante da quella di iniezione, a causa della migrazione del filler. Altri prodotti sono costituiti da una sospensione di polivinilpirrolidone-silicone che viene iniettata per la correzione delle rughe facciali. Clinicamente le reazioni avverse si presentano come indurimenti o noduli nel sito di iniezione.

Le microsfere di polimetilmetacrilato e collagene bovino sono utilizzate per la correzione delle rughe facciali, dei difetti sottocutanei e per aumentare il volume del mento veneto, iniettate a livello del margine derma/sottocute. Le reazioni avverse cutanee sembrano dovute alla presenza di impurezze che comportano la formazione di noduli infiltranti che si presentano dopo mesi o anni dall’iniezione dei filler. All’esame istologico si vedono granulomi e cisti.

La parola d’ordine è biocompatibilità.


Le particelle di idrogel acrilico sospese in acido ialuronico vengono iniettate nel derma profondo per correggere le rughe e per aumentare il volume.

Il rischio di reazioni avverse è raro e in genere si manifesta 6 mesi dopo la procedura. Si tratta di solito di noduli facciali che istologicamente si presentano come granulomi e piccoli spazi cistici nel derma e nel sottocute.

No anche al gel di poliacrilamide iniettato per aumentare i volumi e per correggere le rughe facciali. Le reazioni avverse si presentano come eritema e edema nel del sito di iniezione. È stata riportata la presenza di noduli granulomatosi a livello della bocca pochi mesi dopo la procedura per la correzione di pieghe naso-labiali.

Vuoi avere maggiori informazioni?
CONTATTA IL MEDICO

Piccolo Domenico

Autore

Dermatologia,Medicina estetica

Pescara (PE)


Articoli correlati

Iscriviti alla newsletter TuaMe
Scarica la nuova app TuaMe

Accesso contenuti completi

x