L’utilizzo delle cellule staminali è da anni oramai uscito dall’ ambito ristretto della ricerca scientifica ed entrato di diritto nel campo delle applicazioni terapeutiche cliniche.
Sotto il nome generico di cellule staminali, si racchiudono però diversi tipi di cellule, le staminali embrionali, definite anche cellule totipotenti, capaci cioè di generare, differenziandosi, qualsiasi tipo di tessuto o organo; e le cellule staminali adulte che hanno già iniziato il loro percorso di differenziazione e quindi possono dare origine solo ad uno specifico tipo di tessuto.
Tralasciamo le staminali embrionali, per le note ed ovvie considerazioni di tipo etico che ne rendono difficile sia la ricerca che l’utilizzazione in campo clinico, e concentriamoci sulle cellule staminali adulte quali, ad esempio, quelle estratte dal tessuto adiposo.
Nel tessuto adiposo, come quello prelevato attraverso un comune intervento di lipoaspirazione, sono presenti numerose staminali adulte capaci di differenziarsi oltre che in cellule adipose, anche in cellule dei vari tessuti di sostegno (es. cartilagine).
Attraverso specifici sistemi ed apparecchiature brevettate, è possibile ottenere dal grasso aspirato un concentrato di staminali che, reinnestate, dovrebbero dare origine a nuove cellule adipose; si tratterebbe quindi di un valido trattamento di medicina rigenerativa.
PROBLEMI PRATICI
Ci si trova però ad affrontare una serie di problemi pratici:
Il primo è che la quantità di grasso da utilizzare è notevole, si parla di 2 - 3 litri (sistema Cellution); quindi può essere adatto in soggetti che desiderano anche un modellamento della silhouette ed eliminare i antiestetici cuscinetti, ma non può essere utilizzato in soggetti magri.
Il secondo è che la concentrazione di cellule staminali estratte è quanto mai variabile, non è standardizzabile in maniera precisa.
Terzo, l’atto chirurgico dell’aspirazione del grasso è di per sé un trauma per le cellule adipose che di conseguenza in parte vengono distrutte senza che possa essere quantificata in maniera precisa la percentuale di cellule vive e vitali.
Quarto, le cellule adipose ancora vive e vitali trapiantate da una zona dove avevano la loro vascolarizzazione che le nutriva in un’altra regione dove la vascolarizzazione si deve ancora generare, andranno sicuramente incontro, per una certa parte, a necrosi; anche in questo caso in maniera non quantizzabile con precisione.
In definitiva la letteratura scientifica ci dice che le percentuali di attecchimento del grasso trapiantato con le sue cellule staminali è molto variabile da casistica a casistica.
Ultimo, ma non meno importante, il costo per la lavorazione che porta ad estrarre le cellule staminali dal grasso è di molto superiore al costo da affrontare per estrarre i fattori di crescita dalle piastrine.
La conclusione che ne consegue logicamente è che allo stato attuale l’utilizzo pratico a scopo rigenerativo ed anti-aging dei fattori di crescita abbia un rapporto di costo/beneficio nettamente superiore e per questo motivo sia da preferire perlomeno nell’ambito estetico.
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