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Come garantire un rapporto di successo fra medico e paziente?

Come garantire un rapporto di successo fra medico e paziente?


Mar 26/03/2024 | Dott. Victoria Diviza

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Quando ci si rivolge al medico estetico per la prima volta si può riporre nel cosiddetto “ritocchino” delle aspettative elevate. O, al contrario, si può prendere poco seriamente una visita che è a tutti gli effetti una visita medica. La dottoressa Victoria Diviza, medico estetico a Bologna, ci spiega che essere realisti nei confronti del risultato è la giusta via per un buon rapporto medico-paziente, il che è il primo tassello di una buona riuscita dei trattamenti.

Cosa si aspettano le persone da un trattamento di medicina estetica?


A volte hanno le idee chiare, altre un po’ meno. In tutti i casi, tocca a noi medici comprendere le reali aspettative del paziente per proporgli un piano terapeutico adeguato. Spesso la prima visita è solo conoscitiva, e ha lo scopo di sondare il tipo di risultato che il paziente si aspetta, ma anche la motivazione che lo spinge a rivolgersi al medico estetico. Può succedere che le aspettative siano alte e vadano quindi un po’ ridotte. 

Da ricordare:


Indirizzare verso aspettative realistiche è un passaggio fondamentale nella relazione con il paziente.

Quando le aspettative nella medicina estetica possono definirsi troppo elevate?


Quando si pensa che una “punturina” possa correggere un inestetismo importante, come ad esempio un abbondante doppio mento, che invece rientra più nel campo della chirurgia plastica. Ma questo il paziente non può saperlo. Siamo noi medici estetici che dobbiamo spiegargli che la nostra disciplina corregge sì gli inestetismi, ma fino a un certo punto. E soprattutto mantiene i lineamenti del viso, senza stravolgerli. Sono questi i casi in cui, per onestà intellettuale, al paziente si spiega che alcuni trattamenti non vanno fatti, altrimenti si corre il rischio di vedersi trasformati.

Alcuni pazienti vanno fermati, quindi?


Sì, ed è compito del medico dissuadere i pazienti dalla tendenza al “ritocco esagerato”, poiché chi “chiede troppo” non riesce a immaginare il risultato un po’ finto che otterrebbe. Quindi alcuni pazienti vanno indirizzati verso una maggiore cautela. Altri invece verso un approccio chirurgico, cioè va spiegato che le loro richieste / esigenze sono più di pertinenza chirurgia plastica (invasiva, quando la medicina estetica è sempre una metodica soft). 

Ha parlato di piano terapeutico in medicina estetica: che cosa vuol dire?


Oltre ai trattamenti one shot, come ad esempio il filler labbra, c’è tutta una serie di trattamenti che rientrano in un quadro più ampio di cura dell’aspetto e della salute globale del viso (insieme al collo e al décolleté). Mi riferisco alla cura della pelle, intesa come miglioramento della texture e dell’elasticità cutanee per mezzo delle bio-ristrutturazioni. E poi si possono contrastare le lassità cutanee, cercando di sollevare i tessuti che stanno cedendo; si possono “ripristinare” i volumi che con l’età appaiono svuotati. Per non parlare dell’ampio campo delle rughe che possono essere riempite con l’acido ialuronico o distese con la tossina botulinica, un farmaco che agisce sui muscoli facciali, allentandone la contrazione. E di riflesso distende la pelle sovrastante, con effetti distensivi sulle rughe dinamiche o di espressione. 

Questi trattamenti si svolgono insieme?


A volte sì, altre possono richiedere più sedute: per questo motivo si parla di piano terapeutico. Il dato positivo è che, una volta portato a termine, richiede un semplice mantenimento e non una totale ripresa di tutti i trattamenti con le stesse modalità.

Cosa accade nel post-seduta?


Nelle prime 24-48 ore il medico è tenuto a offrire la propria disponibilità per tamponare eventuali fastidi successivi ai filler o ad altri trattamenti.
A distanza di settimane o mesi, invece, subentrano i controlli che rientrano nella pianificazione dei trattamenti, specifica per ogni paziente. Va specificato che non tutti i risultati si vedono nell’immediato, come accade per esempio con il filler a base di acido ialuronico o con la tossina.
Invece, il filler di idrossiapatite di calcio, utile contro i primi cedimenti cutanei, ha la sua massima evidenza a partire da un mese. Ciò comporta il rispetto dei tempi di attesa prima di intervenire eventualmente una seconda volta.

Qual è l’elemento chiave per una buona relazione medico-paziente?


Se il medico deve sapere ascoltare, il paziente non deve prendere sottogamba la prima visita, pensando di chiedere un tariffario, come se fosse in un negozio. Il primo incontro è a tutti gli effetti un consulto medico in cui l’uno indica le proprie aspettative e l’altro risponde con la propria competenza. 

 
In collaborazione con Alessandra Montelli.

 

 

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