Empatia, aggiornamento continuo e capacità di immaginare come sarà il volto del paziente a trattamento avvenuto: è questo il mix vincente del medico estetico contemporaneo.
Uno studio in cui si respira bellezza, quello della Dr.ssa Claudia Ceccaroni, di recente rinnovato, a Cesenatico, nel cuore della Romagna. Bellezza e accoglienza, per la precisione. A partire dalla tinta predominante degli ambienti: un delicato rosa cipria che Pantone definirebbe rassicurante. E che a noi fa presagire sorrisi contenti di persone che si vedono più belle.
«A volte anche un piccolo trattamento di medicina estetica fa tornare il sorriso a una donna che magari è entrata un po’ cupa, perché sta attraversando un momento NO. Certo, è molto importante non investire la propria felicità in un filler, ma intanto è un buon punto di partenza, in quanto è segno che ci sta prendendo cura di sé» esordisce la Dr.ssa Ceccaroni.
E se la soddisfazione della paziente è una meta a cui tendere, il lavoro del medico non si esaurisce certo in una punturina.
«I buoni risultati – quelli che definiamo “belli” a tutti gli effetti - sono il frutto di un lungo lavoro di anni e di uno studio approfondito della materia scientifica: la medicina estetica è pur sempre una scienza, nonostante abbia attinenza con una categoria effimera come la bellezza» precisa la dottoressa.
Qual è la palestra di un bravo medico estetico?
L’aggiornamento continuo! Che deve essere fatto non solo di teoria ma anche di pratica. È molto importante conoscere tecniche nuove, frequentare corsi di formazione ma anche osservare continuamente volti umani e plastici (quelli degli studi di medicina ndr) per rinfrescare le proprie nozioni di anatomia.
E nella pratica, invece?
È fondamentale non risparmiare nei prodotti, cioè nei device medicali, come, ad esempio i filler che devono essere di qualità. Scegliere il top di gamma sul mercato vuol dire garantire la sicurezza del paziente.
Come si conquista la fiducia dei pazienti?
Con un mix di empatia e capacità di mettere a proprio agio le persone. A me piace per esempio effettuare le visite in un ambiente comodo, evitando la classica scrivania del medico che potrebbe mettere soggezione.
Sicuramente un grande ruolo nel rapporto di fiducia medico-paziente lo gioca la capacità di vedere come sarà o sarebbe un volto con un determinato trattamento. Credo sia una sorta di dono innato, un po’ come gli architetti d’interni che, nel bel mezzo di una stanza vuota, sanno già come arredarla per valorizzarla. A ciò si aggiunge uno spiccato senso estetico che va comunque coltivato.
E come li si fidelizza?
Con l’onestà! Mai promettere un risultato oggettivamente irraggiungibile né proporre trattamenti non necessari o prematuri. In alcuni casi di “rejuvanation” si rivelano indispensabili piani terapeutici con più sedute che potrebbero spaventare per l’impegno economico, ma se si fa comprendere il valore nel tempo, il paziente si renderà conto che è solo un investimento iniziale a cui seguiranno piccoli “retouch” molto dilatati nel tempo.
Che età hanno i suoi pazienti?
Dai 17 agli 86 anni! A 17 però rigorosamente con la mamma, di solito chiedono un rinofiller. Dopo gli 80, invece, chiedono di riempire le rughette del contorno occhi e labbra con l’acido ialuronico.
Le capita di rifiutare alcuni pazienti?
Sì, chi cerca risultati esagerati o troppo fittizi che mal si accordano alla mia filosofia di medicina estetica. Credo che in questa professione si debba avere coscienza per guidare il paziente verso il miglior risultato possibile unicamente per lui o lei.
Quanto è difficile rispettare l’unicità del paziente?
In realtà, è davvero semplice perché è il viso della persona che hai di fronte che ti parla dell’elemento che è da valorizzare. Osservando il paziente, si vede subito se bisogna concentrarsi sugli occhi, sulla bocca o su altre parti del volto. Basta concentrarsi e immaginarsi come sarà il suo viso dopo qualche “ritocco” qui e lì.