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Longevità, la nuova parola chiave della bellezza

Longevità, la nuova parola chiave della bellezza


Mar 24/10/2023 | Dott. Vincenzo Argenzio

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Oggi la pelle può godere di un sistema di cure mediche e di stile di vita, che mira a mantenerne la salute più a lungo.

La longevità è il nuovo paradigma della bellezza. Viviamo più a lungo, con buone probabilità di godere di una buona salute. Di conseguenza, anche l’aspetto esteriore può essere legittimamente inquadrato in questo modello longevo. In che modo? Con una cura della pelle che va al di là della semplice “beauty routine” per rientrare in un quadro più globale di stile di vita. 

«In estrema sintesi, la pelle è bella quando ha un aspetto sano. E questo è di grande interesse per la scienza medica della longevità, poiché la pelle viene considerata sia in qualità di organo che per le sue valenze estetico-psicologiche in relazione al benessere di ogni individuo» esordisce il dottor Vincenzo Argenzio, chirurgo plastico e medico estetico a Napoli.

Se ci vediamo più belli, siamo portati a instaurare un circolo virtuoso che ci spingerà a curarci di più con evidenti effetti sul nostro aspetto. «Secondo gli studi condotti dall’Istituto Superiore di Sanità, la longevità è alla portata di tutti: sembra infatti che entro il 2050, la percentuale di persone di età superiore ai 65 anni rappresenterà il 35,9% dell’intera popolazione, con un’aspettativa di vita media di 82,5 anni (79,5 per gli uomini e 85,6 per le donne). Certo, un buon corredo genetico di partenza può essere determinante, ma il mix di sana alimentazione, movimento, benessere psicologico e cura di sé può fare la differenza» precisa il dottor Argenzio.

Che cos’è la longevità nella bellezza?


La longevità vuol dire mantenere nel tempo la salute della pelle, ma il discorso può essere esteso ai muscoli, al grasso sottocutaneo e alla struttura ossea, dunque al viso in generale. Occuparsi della propria longevità – dal punto di vista della bellezza – significa curare e prevenire le possibili cause dell'ossidazione cellulare, cioè uno dei fattori dell’invecchiamento. Lo si fa con tutto un complesso di azioni benefiche che vanno dall’attività fisica all’alimentazione, dalla protezione solare all’integrazione alimentare, dalla cosmetica alla medicina estetica. In fondo, si comincia a pensare alla propria longevità già a 20 anni.

A proposito di medicina estetica, come si inserisce nella longevità?


Nell’ottica della longevità, la medicina estetica può essere definita come un “supporto” a tutte le problematiche che insorgono con l’invecchiamento cutaneo, come ad esempio le lassità e il photo-aging. Ma il dato da sapere è che questo nuovo modo di intendere la medicina estetica mira a mantenere principalmente la salute della pelle, che poi si rifletterà sull’aspetto estetico.

Qualche esempio?


In medicina estetica ci sono filler e tecnologie di nuova generazione che agiscono sui meccanismi dell’invecchiamento cutaneo con lo scopo di contrastare l’azione dei fattori di invecchiamento sul lungo termine. È il caso, per esempio, di molecole come l’idrossiapatite di calcio che, una volta iniettata nella pelle, stimola la produzione di collagene ed elastina, le proteine responsabili della compattezza cutanea, che cominciano a diminuire già a partire dai 25 anni. Allo stesso modo agiscono alcuni dispositivi high tech, a base di ultrasuoni microfocalizzati, che danno un forte impulso ai tessuti del viso, allo scopo di mantenere la giovinezza cutanea. I risultati si evidenziano in termini di elasticità e tono. Oggi, dunque, anche in medicina estetica si punta alla rigenerazione.

Oggi la medicina estetica può ottenere risultati su misura?


Sì, perché oggi in questo campo si sta finalmente sviluppando la cultura dell’unicità, cioè il rispettare davvero il viso di ognuno senza alterarne le caratteristiche individuali. Pensare alla propria longevità vuol dire anche invecchiare con garbo ed eleganza, senza trasformarsi in un volto irriconoscibile rispetto a quello che si aveva a 30 anni! 

Non le sembra un po’ arte questa?


In un certo senso, sì. Nel rapporto medico paziente c’è una sorta di inclinazione artistica, ma è un concetto da prendere con le pinze: va inteso solo come orientamento della professione. Mi spiego meglio: entrambi, sia il medico che il paziente devono accettare che ogni viso è unico. Ed è meglio cercare di mantenerne le caratteristiche, come farebbe un professionista che vuole restaurare un’opera d’arte. Nell’intervento vero e proprio, però, subentra la scienza!

Qual è il legame tra scienza e arte in medicina estetica?


Oggi la scienza e la tecnologia, soprattutto, che ci forniscono una grandissima mano nel mantenere la longevità della bellezza perché ci permettono di agire in modo mirato, intervenendo con estrema precisione nei meccanismi di rigenerazione cellulare. In questo modo si preserva l’unicità della propria bellezza senza paura di sembrare artefatti. Cosa che fino a qualche anno fa era impensabile.

Come spiegarlo ai pazienti?


Noi medici dobbiamo orientare bene i pazienti verso questa visione di “mantenimento” della medicina estetica, che è ben diversa da quella dello stravolgimento. E soprattutto dobbiamo cercare di non esaudire alcune richieste estreme che spesso ci vengono rivolte su imitazione dei messaggi social. A volte è necessario far comprendere che anche il risultato naturale è bello se non di più. I pazienti che escono da un ambulatorio di medicina estetica, devono continuare a vivere senza timore di essere additati!

 

 
In collaborazione con Alessandra Montelli.

 

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