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Sguardo stanco: le cause e come intervenire

Sguardo stanco: le cause e come intervenire


Gio 28/04/2022 | Dott. Gabriele F. Muti |  Medico Certificato Ethigate

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Lo sguardo stanco rappresenta sicuramente una delle maggiori problematiche  estetiche sia per gli uomini che per le donne.

Non solo l’età che avanza, ma anche stress, vicissitudini, abitudini di vita, tipo di lavoro, contribuiscono a spegnere lo sguardo anche in età relativamente giovane. Alcune caratteristiche possono essere sia congenite, ossia presenti dalla nascita, come borse e occhiaie, sia dettate da cattive abitudini alimentari, insonnia,   stress cronico o invecchiamento cutaneo precoce.

Le cause di sguardo stanco sono tante e diverse e spesso agiscono in modo concomitante sommandosi tra loro.

Come possiamo intervenire per migliorare l’aspetto di uno sguardo stanco?


Le possibilità di intervento sono molteplici e dipendono da ciò che il paziente cerca, da come è invecchiato, dal suo stile di vita e dalle sue caratteristiche anatomiche. Ricevo, a volte, pazienti giovani che presentano uno sguardo stanco già verso i 30/35 anni a causa di una predisposizione genetica che rende evidenti borse, occhiaie e palpebre cadenti prima di quel che ci si aspetterebbe.

È possibile intervenire chirurgicamente, a seconda della problematica riscontrata e delle caratteristiche specifiche del paziente.

Sguardo stanco e chirurgia estetica


Il lifting del sopracciglio è la tecnica più idonea per ridare armonia allo sguardo quando si è in presenza di un cedimento dell'area sopracciliare. Grazie a questa procedura di chirurgia estetica è possibile dare una nuova e corretta posizione al sopracciglio e ottenere uno sguardo più giovane, luminoso ed aperto. 

La blefaroplastica permette invece di correggere difetti quali palpebre superiori cadenti e borse di grasso in eccesso che rendono lo sguardo affaticato, invecchiando il volto e interferendo, a volte, con la funzionalità stessa dell’occhio.

Quando si parla di borse di grasso sotto gli occhi la soluzione migliore è sempre l’intervento chirurgico. A seconda della situazione si sceglie se passare dal margine ciliare inferiore, con un accesso esterno, o passare dalla congiuntiva per non lasciare cicatrici al paziente. Si arriva quindi ad eliminare completamente la borsa e a togliere quel solco che appare sotto la palpebra che tanto incide sull’aspetto generale del volto.

È inoltre possibile modificare la forma della rima palpebrale mediante il riposizionamento dellangolo esterno dellocchio (cantopessi) rendendo, ad esempio, un occhio dalla forma tondeggiate un po’ più allungato.

Sguardo stanco e medicina estetica


In medicina estetica si può invece intervenire con la tossina botulinicache viene utilizzata con ottimi risultati per sollevare il sopracciglio, per l’ipertrofia del muscolo nella parte inferiore dell’occhio, per distendere le zampe di gallina, per le rughe frontali e glabellari.

Molti pazienti pensano che la blefaroplastica sia risolutiva in assoluto, ma, in realtà, per le rughe attorno agli occhi la neuromodulazione estetica è l’unica vera arma che abbiamo.

Bisogna ricordare che la chirurgia plastica agisce su volumi e strutture, ma non sul movimento muscolare.

La neuromodulazione estetica agisce riducendo e limitando la contrazione dei muscoli attenuando le rughe del terzo superiore donando così al viso un aspetto riposato e disteso senza ricorrere ad un intervento chirurgico.

La neuromodulazione estetica non ha solo un effetto correttivo per le rughe, ma anche preventivo. Il regolare trattamento aiuta il paziente ad attenuare molti vizi mimici, spesso inconsapevoli (corrugare la fronte, alzare le sopracciglia, strizzare gli occhi, arricciare il naso… ) prevenendo così il peggioramento delle rughe legate alla mimica facciale eccessiva.

A che età si può iniziare ad effettuare trattamenti di neuromodulazione estetica?


La maggior parte dei pazienti che richiedono trattamenti con il neuromodulatore hanno tra i 40 e i 50 anni, ma non c’è una regola valida per tutti, ogni caso va valutato singolarmente.

Per alcuni pazienti è necessario iniziare anche verso i 25/30 anni, nel caso in cui la mimica facciale sia molto accentuata e si stiano già formando rughe profonde, per altri si inizia attorno ai 35/40 anni quando le rughe dinamiche del terzo superiore del viso iniziano a persistere anche dopo che il movimento muscolare è cessato.

È più difficile, invece, trattare pazienti che approcciano ai trattamenti con tossina botulinica in età più avanzata, magari a 60 anni, con solchi del viso già profondi e marcati. In quei casi si possono ottenere sicuramente dei miglioramenti ma il risultato non sarà ottimale come se avessero iniziato in età più giovane.

 

In collaborazione con Laura Boccucci.


 

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Muti Gabriele F.

Autore

Chirurgia plastica,Medicina estetica

Dott. Gabriele F. Muti

Medico Certificato Ethigate

Milano (MI)

Piantedo (SO)


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