Oltre alle "maledette" rughe (fotoaging), intorno ai 40 anni il processo di invecchiamento (cronoaging) determina una graduale perdita dei volumi del volto (in particolare, ad esempio, nella zona degli zigomi) ed un aumento della lassità cutanea, che porta la pelle a cadere verso il basso (ptosi) con conseguente perdita di linee e definizione del terzo inferiore del volto, in particolare della linea mandibolare.
Cosa succede?
Lo strato più colpito e implicato nel cronoaging è il derma, ovvero un tessuto connettivo di sostegno per l’epidermide che al suo interno presenta una rete stabile e solida formata da collagene ed elastina, che conferisce compattezza ed elasticità all’epidermide. Nel derma è presente anche l’acido ialuronico, uno zucchero in grado di legare a sé moltissime molecole di acqua formando una matrice gelatinosa che dona alla pelle volume e morbidezza.
Con l’avanzare dell’età nell’organismo le concentrazioni di collagene, elastina ed acido ialuronico diminuiscono fisiologicamente, e questo porta da una parte ad una perdita dei volumi e dall’altra ad una diminuzione di elasticità e tono del tessuto cutaneo, che tende così a scivolare verso il basso, causando tutti gli inestetismi descritti a carico del terzo inferiore del viso.
Cosa facciamo?
La medicina estetica ha messo appunto dei protocolli specifici per il trattamento degli inestetismi del terzo inferiore del viso attraverso l’impiego di tecniche moderne, non invasive o mininvasivi, trattamenti iniettivi eseguibili in ambulatorio e generalmente in una sola seduta al termine della quale si può tornare immediatamente alla vita sociale.
La tendenza oggi non è più semplicemente di “tirare” o riempire le rughe, quanto piuttosto di ripristinare l’ovale stimolando da un lato la produzione dermica di collagene, elastina e dall’altro rimpiazzando la perdita di acido ialuronico (le tre molecole che abbiamo visto essere alla base del mantenimento della struttura, compattezza ed elasticità della pelle) conferendo così una nuova e naturale armonia al viso.