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Medicina estetica del terzo inferiore del viso

Medicina estetica del terzo inferiore del viso


Mar 14/09/2021 | Dott. Carmine Papa

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Oltre alle "maledette" rughe (fotoaging), intorno ai 40 anni il processo di invecchiamento (cronoaging) determina una graduale perdita dei volumi del volto (in particolare, ad esempio, nella zona degli zigomi) ed un aumento della lassità cutanea, che porta la pelle a cadere verso il basso (ptosi) con conseguente perdita di linee e definizione del terzo inferiore del volto, in particolare della linea mandibolare.

Cosa succede?
Lo strato più colpito e implicato nel cronoaging è il derma, ovvero un tessuto connettivo di sostegno per l’epidermide che al suo interno presenta una rete stabile e solida formata da collagene ed elastina, che conferisce compattezza ed elasticità all’epidermide. Nel derma è presente anche l’acido ialuronico, uno zucchero in grado di legare a sé moltissime molecole di acqua formando una matrice gelatinosa che dona alla pelle volume e morbidezza.
Con l’avanzare dell’età nell’organismo le concentrazioni di collagene, elastina ed acido ialuronico diminuiscono fisiologicamente, e questo porta da una parte ad una perdita dei volumi e dall’altra ad una diminuzione di elasticità e tono del tessuto cutaneo, che tende così a scivolare verso il basso, causando tutti gli inestetismi descritti a carico del terzo inferiore del viso.

Cosa facciamo?
La medicina estetica ha messo appunto dei protocolli specifici per il trattamento degli inestetismi del terzo inferiore del viso attraverso l’impiego di tecniche moderne, non invasive o mininvasivi, trattamenti iniettivi eseguibili in ambulatorio e generalmente in una sola seduta al termine della quale si può tornare immediatamente alla vita sociale.

La tendenza oggi non è  più semplicemente di  “tirare” o riempire  le rughe, quanto piuttosto di ripristinare l’ovale stimolando da un lato la produzione dermica di collagene, elastina e dall’altro  rimpiazzando la perdita di acido ialuronico (le tre molecole che abbiamo visto essere alla base del mantenimento della struttura, compattezza ed elasticità della pelle) conferendo così una nuova e naturale armonia al viso.

 

Acido ialuronico o idrossiapatite di calcio?


Con l’acido ialuronico si sfrutta il vero e proprio effetto “riempimento”. Questa molecola è infatti in grado di legare a sé moltissime molecole di acqua, aiutando a mantenere l’idratazione profonda della pelle così come i volumi e la turgidità. Questo porta inevitabilmente anche ad un’attenuazione delle rughe, perché i solchi da queste formate vengono parzialmente o totalmente riempiti.

L’idrossiapatite di calcio ha invece un effetto prevalentemente  biostimolante fornendo uno stimolo meccanico ai fibroblasti del derma per produrre nuovo collagene. L’effetto ringiovanimento in questo caso non è immediato, ma inizia dopo qualche settimana (il tempo necessario ai fibroblasti a produrre nuovo collagene) e migliora nel tempo.
Quando si utilizzano in modo sinergico le due molecole (acido ialuronico e idrossiapatite di calcio), i risultati sono visibili già al termine della seduta perché il tessuto cutaneo appare in qualche modo “rimpolpato”, migliorando poi sensibilmente anche nel tempo per il ripristino delle riserve di collagene diminuite fisiologicamente con l’età.

Dunque non è possibile dire a priori se sia “meglio” il trattamento con acido ialuronico o quello con idrossiapatite di calcio: dipende dalla persona, dallo stato di invecchiamento cutaneo che può essere più o meno accentuato, e dalle caratteristiche della pelle.
Sarà compito del medico specialista stabilire il protocollo di trattamento più adatto.

 

 

 

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