DEFINIZIONE
L’acido polilattico (C3H4O2) è un poliestere alifatico sintetizzato a partire dall’acido lattico (C3H6O3) e derivato da fonti rinnovabili di origine vegetale. L’acido polilattico è biodegradabile e biocompatibile, primo sostituto delle plastiche derivate dal petrolio. Come volumizzante e stimolante della produzione di collagene è utilizzato in medicina estetica. Con il PLA sono prodotte anche le protesi e altri dispositivi utilizzati nella chirurgia protesica.
COS’È
L’acido polilattico è un polimero dell’acido lattico con formula chimica (C3H4O2)n e pH leggermente acido. È una plastica biodegradabile estratta, dopo numerosi processi chimici, da mais, grano e barbabietole. È altresì biocompatibile e questa proprietà consente un largo utilizzo come filler dermico, in medicina estetica, e come materiale per protesi, in ortopedia. Il PLA è ottenuto dall’acido lattico prodotto tramite fermentazione di carboidrati e zuccheri ad opera di batteri del genere Lactobacillus.
NOMI ALTERNATIVI
I nomi dell’acido lattico sono:
- Poli acido lattico
- Polilattato
- PLA
- Polilattide
STORIA
L’acido polilattico o PLA è stato sintetizzato per la prima volta nel 1845 da
Théophile-Jules Pelouze attraverso
policondensazione dell’acido lattico. I primi esperimenti passarono inosservati a causa della qualità del polimero ottenuto che non permettevano di osservarne le proprietà. Tra gli anni ’30 e gli anni ’50
Carothers e
DuPont perfezionarono le tecniche di sintesi del polimero permettendo di capirne le potenzialità. Ciononostante solo all’inizio del nuovo millennio il PLA ha assunto un ruolo sempre più importante nella società per la progressiva sostituzione delle plastiche derivate dal petrolio.
A COSA SERVE
L’acido polilattico è largamente utilizzato in diversi ambiti e per la produzione prodotti di consumo in ogni settore. Nel corso degli ultimi anni, la transizione ecologica ha imposto l’acido polilattico come uno dei principali sostituti della plastica ricavata dal petrolio e dai suoi derivati. In acido lattico sono prodotte i sacchetti per la spesa nonché piatti e bicchieri usa e getta. Il miglioramento delle tecniche di produzione ha permesso di sostituire l’acido polilattico alla plastica tradizionale anche in altri supporti come gli alloggiamenti di elettrodomestici e prodotti elettronici come tv, computer, smartphone, ecc.
Anche in agricoltura l’acido polilattico ha permesso di sostituire la plastica con composti biodegradabili e compatibili con l’ambiente. L’acido lattico è usato per produrre lenza da pesca o reti di supporto nell’agricoltura dove è utilizzato anche per produrre corde, sacchetti, vasi per piante e teli per la pacciamatura.
In
medicina estetica l’acido polilattico è uno dei filler più utilizzati grazie alle sue
proprietà volumizzanti e alla capacità di stimolare la produzione di nuovo
collagene stimolando i
fibroblasti. Rispetto ad altri filler “naturali” l’acido polilattico ha una durata maggiore mediamente attestata in due anni dal trattamento. L’efficacia di questo filler è visibile dopo il primo mese e si consolida dopo 4 mesi dalle iniezioni.
INDICAZIONI IN MEDICINA ESTETICA
In medicina estetica l’acido polilattico è utilizzato esclusivamente come filler dermico e sono apprezzate le sue peculiarità chimiche capaci di stimolare la produzione di collagene a livello del derma dopo il primo mese dal trattamento e con un effetto lento ma progressivo e graduale. Queste caratteristiche, unite alla lenta biodegradazione, permettono all’acido polilattico di aumentare l’effetto dei trattamenti fino a due anni.
L’acido polilattico è utilizzato in medicina estetica per:
- Rughe
- Solchi naso genieni e rughe d’espressione
- Esiti cicatriziali da acne
- Cicatrici
- Malaroplastica (zigomoplastica) non chirurgica
- Genioplastica (mentoplastica) non chirurgica o
- Occhiaie
- Lipoatrofia delle guance
- Cellulite (pelle a buccia d’arancia)
- Lassità cutanee (viso, pelle, braccia)
PROPRIETA’
L’uso dell’acido polilattico, in medicina estetica, è condizionato dalle sue proprietà stimolanti della produzione di
neocollagene. La stimolazione dei fibroblasti avviene attraverso infiammazione o reazione da corpo estraneo. Questa particolare caratteristica, tuttavia, stimola la produzione di collagene di tipo I ovvero un collagene che contribuisce alla formazione di
tessuto fibrotico. Tale effetto conferisce molto volume alla pelle ma riduce l’elasticità dei tessuti.
RISCHI, COMPLICAZIONI ED EFFETTI COLLATERALI
Le principali contrindicazioni rispetto all’acido polilattico sono identificabili nella presenza di patologie cutanee, gravidanza, allattamento, infezioni in atto nel sito da trattare e neoplasie. Altre controindicazioni possono essere rilevate dal medico in virtù del particolare quadro clinico del singolo paziente.
Gli effetti collaterali dei trattamenti con acido polilattico sono riferibili alla possibile formazione di
edemi ed
ecchimosi nonché prurito ed arrossamento nel sito del trattamento. Questi sintomi scompaiono nell’arco delle 48 ore successive alle iniezioni.
FONTI:
- Ray Drumright et al, Polylactic Acid Technology Advanced Materials, Vol.12 Issue 23, pp1841-1846, 2000.
- Alessio Radaelli, Uso cosmetico dell’acido l-polilattico per il ringiovanimento cutaneo: nuove indicazioni. Journal of Plastic Dermatology, ISPLAD, 2008.
- William W. Huang, Christine S. Ahn, Clinical Manual of Dermatology, Springer
- Tullio Cainelli, Alberto Giannetti, Alfredo Rebora, Manuale di dermatologia medica e chirurgica, McGraw Hill 2017.
- Carlo D’Aniello, Manuale di Medicina Estetica, Masterbooks, 2019.
- Alberto Massirone, Trattato di Medicina Estetica, Piccin Nuova-Libraria, 2010.
- Andrea Bovero, Dall’inestetismo al trattamento cosmetico, Tecniche Nuove, 2011.
- Maurice R. Marshall et al, Enzymatic browning in fruits, vegetables and seafoods, FAO, 2000.