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Approccio globale al ringiovanimento del viso con i nuovi filler

Approccio globale al ringiovanimento del viso con i nuovi filler


Gio 23/04/2015 | Dott. Giulio Borbon

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L'invecchiamento del viso è dovuto principalmente alla perdita di volume e all'involuzione delle parti molli del volto, per cui i tessuti tendono a scendere per effetto della gravità ma soprattutto per l'effetto dello svuotamento dovuto al riassorbimento del grasso sottocutaneo superficiale e profondo e in parte della componente ossea. Per avere un'idea basta pensare al viso di un bambino e di un anziano: questi due estremi ci fanno capire quanto il riassorbimento e la ridistribuzione dei tessuti siano colpevoli della discesa e del cambiamento della disposizione dei volumi.


Il mio approccio prevede una prima valutazione tramite l'applicazione del mio personale criterio di invecchiamento soggettivo dei tessuti (Aging Model®) questa valutazione è fondamentale per lo studio del paziente, per la scelta del materiale e della tecnica più adatti alla sua situazione attuale e al risultato che si vuole ottenere.


Molti pazienti vengono nel mio studio lamentando un aspetto stanco ed invecchiato del volto, un'altissima percentuale mi indica come prima preoccupazione i solchi naso genieni, quelle “rughe” che si estendono verticalmente dal lato del naso agli angoli della bocca. Pensando che sia la soluzione più adatta mi chiedono di riempire questi solchi con un filler, ma farlo nella maggioranza dei casi sarebbe uno sbaglio grossolano.


Un errore comune è quello di “riempire le rughe” ovvero andare ad aggiungere volume direttamente sotto ogni singola piega cutanea senza considerare la struttura tridimensionale del volto, creando gonfiore e un effetto “finto” senza restituire i volumi naturali del viso laddove si sono persi.


La chiave di volta del viso è quell'area anatomica chiamata terzo medio del volto. A grandi linee quella zona delimitata superiormente dalla parte inferiore dell'occhio e inferioremente dagli angoli della bocca.


Con un po' di attenzione si può notare come i solchi nasolabiali siano dovuti allo svuotamento e alla conseguente caduta della zone sovrastanti: la parte superiore della guancia, l'arcata zigomatica e dalla zona lateronasale, questo gravare sulla parte inferiore del volto genera le pieghe e l'aspetto svuotato e invecchiato. Per il chirurgo la visione globale del volto è molto importante e il concetto sorpassato di “riempire rughe” con un filler dev'essere sostituto da quello più moderno e razionale della restituzione dei giusti volumi.


E'questo il percorso adottato con Simona, 38 anni, che dopo una gravidanza e un forte calo di peso si vedeva il volto particolarmente stanco e segnato. Le guance e gli zigomi risultavano svuotati e il cedimento dei tessuti rendeva evidenti le pieghe naso geniene.


Ho iniziato, come mia abitudine, dal restituire i volumi alla zona dal terzo medio. Il trattamento è indolore, non richiede anestesia, viene effettutato con dei piccoli aghi e permette nella maggior parte dei casi un ritorno al sociale immediato.



  • Come primo step operativo ho disegnato sul viso di Simona le aree anatomiche che si erano svuotate e le ho delimitate secondo una mia personale tecnica di riferimento anatomico. Individuate queste zone critiche sono andato a restituire proiezione, ovvero volume tridimensionale, a quelle aree che avevano perso pienezza e curvatura partendo solitamente dalla parte più laterale dello zigomo e arrivando verso il centro del viso.


Per dare la corretta proiezione ho usato acido ialuronico volumetrico, un filler di ultima generazione appositamente studiato per il trattamento di questa zona del viso, un materiale tecnologicamente molto avanzato con caratteristiche di elasticità e coesività che rendono possibile un sollevamento dei tessuti notevole senza creare avvallamenti o fastidiosi accumuli restituendo invece la proiezione ai tessuti in maniera uniforme ed omogenea.


Molti parlando di arcata zigomatica potrebbero pensare all'esagerzione di certi zigomi, timore che aveva anche Simona. L'ho rassicurata non c'è nulla di più lontano da questo tipo di risultati che la moderna concezione estetica. Le quantità che vado ad iniettare sono calcolate sui volumi persi e il risultato è quello di una restituzione della pienezza e della forma a V del volto in maniera totalmente naturale.



  • Arrivati a questo punto del trattamento ho potuto già far notare a Simona come le pieghe nasolabiali erano visibilmente migliorate pur non avendole minimamente trattate direttamente; è stato altresì  immediato l'effetto di distensione delle aree che avevano perso di volume, ma che non erano indicate direttamente dalla paziente come problema principale se non come un aspetto di stanchezza e di tristezza generale.


Superata questa fase di volumizzazione più profonda, mi sono avvalso dell'idrossiapatite di calcio per dare alla cute un aspetto regolare, liscio e disteso, levigando le superfici appena trattate in profondità, ma su un piano più superficiale. L'idrossiapatite di calcio è un materiale ben noto e usato da anni in ricostruzione facciale e successivamente introdotto in medicina e chirurgia estetica come filler. Questo prodotto utilizzato da mani esperte rende possibile la distensione armonica dei tessuti tramite un doppio effetto: da una parte come riempitivo mediante la struttura a gel morbido, dall'altra come potente stimolazione della produzione endogena di collagene aumentando così il tono dei tessuti. La sua durata è superiore (12-16 mesi) rispetto ai materiali a base di acido ialuronico e l'effetto in combinazione con i fillers tradizionali è sorprendente.



  • Solo dopo l'iter descritto, come coronamento del trattamento, mi sono spinto inferiormente a riempire le rughe naso labiali, o le cosidette “rughe della marionetta” (dagli angoli della bocca verticalmente verso il mento). Queste pieghe cutanee erano già state notevolmente migliorate dal trattamento appena portato a termine ed erano ancora migliorabili con un'applicazione di filler minima rispetto a quella che mi sarebbe occorsa per “riempirle” singolarmente, senza gonfiare ma distendendo.


Il risultato ottenuto su Simona è un bell'esempio di come l'applicazione dell' Aging Model®, la visione 3D dell'involuzione dei tessuti e l'attenta scelta di tecniche e di materiali innovativi rendono il risultato finale estremamente naturale, senza dover “gonfiare” il paziente con grandi quantità di filler, ma al contrario ottimizzando le quantità di materiale iniettato.


Comprendere ed individuare le chiavi di volta dell'architettura del viso apre la strada alla nuova concezione del Filling 3D e della restitutzione dei volumi contro il vecchio riempimento dei solchi e i risultati poco naturali.






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Borbon Giulio

Autore

Chirurgia plastica, Medicina estetica

Milano (MI)


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