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Filler autologo ed eterologo: novità in medicina estetica

Filler autologo ed eterologo: novità in medicina estetica


Lun 19/06/2023 | Dott. Alessandro Gennai

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Il ringiovanimento cutaneo ha un’arma in più: il meglio delle proprie cellule adipose, da iniettare come filler autologo prima delle altre sostanze iniettive.

Curare la pelle è meglio che correggere le rughe o la perdita di tono. È il postulato della nuova medicina estetica che, oltre che a distendere o sollevare i tessuti, mira a rigenerarli. Lo scopo è fornire alla cute il nutrimento necessario affinché sia stimolata a mantenersi giovane e sana. Se poi questa fonte nutritiva proviene dalle proprie cellule, siamo nel campo della terapia autologa rigenerativa. Da questa intuizione nasce un trattamento a base di filler autologo, ideato dal dottor Alessandro Gennai, chirurgo plastico e medico estetico. E brevettato nel 2020. Scopriamo di cosa si tratta.

In cosa consiste il trattamento con filler autologo?


Mutuato dalla chirurgia plastica, il filler autologo è un trattamento di medicina estetica che consiste nel prelievo di cellule adipose e nel loro successivo reimpianto nel viso del paziente (o in altre zone del corpo), come se fosse un filler esterno o tradizionale. Pur essendo concettualmente simile al lipofilling, questo tipo di filler autologo vi si differenzia perché non è di pertinenza chirurgica, ma può essere effettuato da medici estetici. Si tratta, infatti, di una metodica mini-invasiva, poiché si avvale di uno speciale strumento che ho ideato appositamente per ridurre il più possibile il fastidio al paziente. 

Come funziona il trattamento?


Tramite una sorta di “siringa guidata” il medico preleva il tessuto adiposo a non più di 15 mm di profondità, che è un livello molto superficiale, non ancora di pertinenza chirurgica. È necessaria, però, l’anestesia locale. Ebbene, è stato dimostrato che questo tessuto adiposo superficiale è ricco di cellule, tra cui le staminali e i fattori di crescita, utili alla rigenerazione dei tessuti in cui viene infiltrato. Prima del reimpianto, il tessuto adiposo viene opportunamente preparato per poter adempiere al meglio le sue capacità rigenerative per la pelle. In particolare, si procede a purificarlo dalle scorie normalmente presenti nel tessuto stesso, e poi lo si fluidifica per “trasformarlo” in un filler. In base alle zone del viso da trattare, è possibile persino deciderne il grado di fluidificazione. Il kit del trattamento comprende anche una tabella orientativa.
Il tessuto adiposo, lavorato e reiniettato nei tessuti del paziente, è una vera e propria “miniera d’oro” che stimola i fibroblasti a produrre più collagene, la sostanza responsabile della tonicità cutanea.

Quali sono i risultati?


Il trattamento con filler autologo mira a rigenerare i tessuti e a ripristinare i volumi persi con l’età, utilizzando il tessuto stesso del paziente, come se fosse un filler. Nell’invecchiamento del volto, infatti, i principali fattori coinvolti sono i cedimenti cutanei, l’assottigliamento della pelle e la perdita di volume. Dopo un filler autologo, il viso recupera il suo turgore ma in modo naturale, senza stravolgimenti. A partire dal primo mese successivo al trattamento, la pelle diventa più distesa, luminosa e morbida, come idratata dall’interno.

Qual è la differenza del filler autologo con i filler tradizionali?


Innanzitutto, l’origine autologa della sostanza iniettata fa sì che sia sicura al 100% ed efficace. E poi non rischia di gonfiare il viso, come può succedere con i filler di acido ialuronico, una sostanza che per sua natura richiama acqua, ma dona un volume naturale. Questa metodica ripristina il turgore che il viso aveva. Inoltre, essendo una sostanza “propria”, non si degrada come succede con gli altri filler, bensì si innesta nei tessuti stessi, aiutandoli a rimanere vitali. Tuttavia, ciò non vuol dire che questo tipo di filler autologo non possa essere associato ad altre sostanze iniettabili, come ad esempio la tossina botulinica e i filler di idrossiapatite di calcio o di acido ialuronico, anzi ne potenzia gli effetti. 

Come si integrano i filler eterologhi con il filler autologo?


Nell’ottica di un ringiovanimento, il filler autologo di cellule di tessuto adiposo funge da alleato dei filler eterologhi. Un’associazione efficace è con il filler a base di idrossiapatite di calcio, una sostanza naturale che, una volta iniettata nel derma, fornisce ai fibroblasti un importante input alla produzione di collagene, ristrutturando in profondità il derma. L’idrossiapatite di calcio serve a restituire tono ai tessuti che stanno per cedere e che appaiono svuotati. Il dato interessante è che, pur riempiendoli, non li volumizza ma li riposiziona.

Ebbene, un recente studio ha dimostrato che, se associato ai filler a base di idrossiapatite di calcio, il filler autologo aumenta i risultati in termini di durata ed efficacia, che arrivano a superare i 15 mesi. I due trattamenti possono essere effettuati nella stessa seduta o a distanza di uno o più mesi dall’altro: è il medico a decidere le tempistiche di intervento.

Buoni risultati si ottengono anche associando il filler autologo ai filler di acido ialuronico, utilizzati quando è necessario un aumento di volume, e con la tossina botulinica che invece distende i muscoli facciali responsabili della formazione delle rughe di espressione. La terapia autologa rigenerativa agisce come un booster sulla pelle che quindi reagisce meglio a tutti i trattamenti di medicina estetica. Anche perché cura, prima di correggere.

La metodica con il filler autologo si integra perfettamente con altre sostanze iniettive che si usano in medicina estetica. È un’arma in più che il medico estetico può mettere a disposizione dei suoi pazienti, per esaltarne e prolungarne gli effetti curativi, preventivi, estetici e antiaging. 

 
In collaborazione con Alessandra Montelli.

 

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Gennai Alessandro

Autore

Chirurgia plastica,Medicina estetica

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