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Capezzoli introflessi cosa sono? Cause e trattamenti

Capezzoli introflessi cosa sono? Cause e trattamenti


Lun 10/07/2023 | Dott. Tania Basile

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I capezzoli introflessi sono una condizione anomala che si manifesta con la rientranza degli stessi capezzoli verso l’interno dell’areola. In condizione di normalità il capezzolo femminile sporge per circa 5/7 mm mentre quello maschile per 3/5 mm. Il disturbo può colpire in modo simmetrico i seni o solo una parte del corpo. Inoltre, le caratteristiche possono mostrarsi assai diverse in relazione alla causa dell’introflessione. Le cause possono essere sia congenite che acquisite, tuttavia il problema si configura, generalmente, alla nascita in oltre il 10% della popolazione femminile. Il trattamento può essere chirurgico o con dispositivi correttivi.

Introduzione

Il capezzolo introflesso, contrariamente a quanto si pensa, è una condizione assai comune e diffusa che colpisce più di una donna su dieci. Il problema è altresì diffuso tra gli uomini sebbene in misura minore e con un impatto trascurabile. Nella donna, il capezzolo introflesso può essere alla base di disagio a causa di ragioni estetiche e, di norma, non incrementa il rischio per altre patologie o complicazioni di qualsiasi natura.

Un capitolo a parte è rappresentato dall’allattamento. L’opinione comune, che vuole un allattamento problematico con i capezzoli introflessi, sbaglia. Il neonato si attacca ad una grande porzione di mammella e non solo al capezzolo, anche in presenza di difficoltà riesce a nutrirsi senza problemi. Anche con difficoltà meccaniche nella suzione è possibile intervenire in modo efficace, senza che la condizione divenga un limite per il bambino.

Cosa sono i capezzoli introflessi


I capezzoli introflessi sono una condizione che colpisce i capezzoli e che si caratterizza per la mancanza di sporgenza degli stessi. La condizione può affliggere sia entrambi che uno dei due capezzoli ed inoltre può essere temporanea o permanente. Nei casi di introflessione dei capezzoli congenita, la condizione è del tutto priva di rischi e problemi per i soggetti. I casi di introflessione acquisita, tuttavia, devono lasciare spazio all’indagine medica al fine di scongiurare la presenza di neoplasie o altri disturbi.

L’introflessione del capezzolo è misurata attraverso una scala di 3 gradi che descrivono la severità del disturbo. L’introflessione può essere:

  • I° grado – Il capezzolo può essere facilmente tirato verso l’esterno o fuoriuscire in caso di stimolazione. L’utilizzo di particolari dispositivi, e piercing, permette di risolvere il problema.

  • II° grado – In questa condizione l’allattamento può risultare difficoltoso e la condizione del capezzolo è pressoché permanente. I dispositivi medici ad hoc possono rappresentare una soluzione al problema.

  • III° grado - Nel terzo grado la severità del problema può comportare seri problemi nell’allattamento oltre che necessità di ricorso alla chirurgia per ricostruire o estroflettere i capezzoli.


Cause dei capezzoli introflessi


Le cause che determinano la introflessione del capezzolo possono essere diverse sebbene vi sia una principale divisione in cause congenite e cause acquisite. La maggior parte dei casi di introflessione dei capezzoli è di natura congenita ovvero ascrivibile a malformazione congenita e brevità duttale. Quest’ultima condizione è legata alla presenza di dotti galattofori troppo corti che tendono, così, a tirare il capezzolo, costantemente, verso l’interno.

Tra le cause acquisite possono esservi mastiti, interventi chirurgici, cancro, nonché la fine del periodo di allattamento. Non sono da ignorare i sintomi che compaiono dopo un calo ponderale consistente e repentino oppure attraverso uno schema asimmetrico e, apparentemente, non giustificato.

Le principali cause dei capezzoli introflessi sono:

  • Predisposizione genetica

  • Dotti galattofori corti

  • Neoplasie

  • Malattia di Paget

  • Ginecomastia

  • Cali ponderali repentini

  • Infezioni

  • Mastite

  • Interventi chirurgici

  • Mastite tubercolare

  • Ascesso al seno

  • Ectasia dotto mammario

  • Post-allattamento


Capezzoli introflessi: quando preoccuparsi


I capezzoli introflessi non devono rappresentare un motivo di preoccupazione, soprattutto se congeniti. Nella maggior parte dei casi la funzionalità dei capezzoli è fatta salva, così come la possibilità di allattare. Deve destare preoccupazione l’introflessione del capezzolo acquisita e soprattutto asimmetrica, ovvero quando si manifesta ad un solo lato del seno. Se il capezzolo introflesso è acquisito è sempre opportuno consultare un medico sia per escludere la presenza di neoplasie sia per escludere altre patologie come la malattia di Paget.

Allattare con capezzoli introflessi

In presenza di capezzoli introflessi l’allattamento è generalmente normale e privo di problemi. Il neonato, difatti, utilizza una porzione di mammella molto più grande del solo capezzolo per la suzione. Tuttavia, nei casi più gravi, è possibile che il lattante non subisca la sollecitazione del palato e il conseguente riflesso alla suzione.

Capezzoli introflessi: come risolvere


La diagnosi dei capezzoli introflessi è eseguita mediante visita senologica alla quale il medico può far seguire mammografia, ecografia e/o risonanza magnetica nel tentativo di individuare altre patologie o disturbi. Nelle diagnosi I° grado, solitamente, non sono attivate procedure per la correzione del problema mentre nei casi più gravi possono essere tentate soluzioni conservative, con l’utilizzo di dispositivi correttivi, o chirurgiche.

Tra i dispositivi correttivi è molto diffuso l’uso del piercing al capezzolo che costringe quest’ultimo nella posizione naturale, favorendo la distensione dei tessuti nel tempo. Altri dispositivi, come le ventose, non necessitano di incisioni o piercing e si affidano al principio del vuoto per mantenere il capezzolo all’esterno. La chirurgia viene utilizzata invece per rimuovere le fibrosi o i dotti galattofori troppo corti.

 

In collaborazione con Pasquale Ambrosio

Fonti:

  • Davide D’amico, Manuale di Chirurgia Generale. Piccin 2018.

  • Carlo D’Aniello, Manuale di Medicina Estetica, Masterbooks, 2019.

  • Alberto Massirone, Trattato di Medicina Estetica, Piccin Nuova-Libraria, 2010.

  • John Hamilton, Inverted Nipples, Plastic and Reconstructive Surgery, April 1980, Vol. 65 Is 4, pp 507-509.

  • Ru Zhao, Xiao Long, Nipple Retractor to Correct Inverted Nipples, Breat Care, 2011 n°6, pp 463-465.


 

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