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Gli ultrasuoni microfocalizzati come nuovo trattamento contro l’invecchiamento cutaneo

Gli ultrasuoni microfocalizzati come nuovo trattamento contro l’invecchiamento cutaneo


Mar 01/08/2017 | Dott. Michele Cannatà

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Negli ultimi anni si è assistito ad un enorme sviluppo dei trattamenti e delle tecniche in grado di assicurare alle pazienti un effetto lifting il più possibile naturale e atraumatico. Questi enormi passi in avanti hanno portato la medicina estetica a preoccuparsi sempre più delle esigenze delle pazienti, anche di coloro che richiedevano degli effetti che fossero sempre più duraturi nel tempo, ma soprattutto il meno invasivi e traumatici possibile, proprio perché esistono anche dei pazienti che provano timore nell’avvicinarsi al mondo della medicina estetica temendo di doversi sottoporre ad interventi dolorosi, invasivi, e con tempi di recupero estremamente lunghi.


Proprio per venire incontro a tali esigenze, spiega il dott. Cannatà, si è sviluppata una tecnica che mediante l’utilizzo degli ultrasuoni microfocalizzati, permette di garantire gli stessi effetti di un lifting chirurgico, ma con risultati sempre più naturali e soprattutto senza doversi sottoporre a delicati interventi chirurgici.


 


Le particolarità dell’utilizzo degli ultrasuoni microfocalizzati


Il dott. Cannatà spiega che il trattamento per mezzo degli ultrasuoni microfocalizzati, a differenza di altre metodiche, è l’unico che non danneggia le strutture sovrastanti del derma, a differenza ad esempio del laser che è ablativo e quindi tende a lasciare nel post trattamento un rossore lungo nel tempo.


A differenza della radiofrequenza inoltre, spiega il dott. Cannatà, gli ultrasuoni microfocalizzati permettono di arrivare a strati più profondi al di sotto del tessuto cutaneo e sotto cutaneo, ovvero quelli muscolari, i più profondi. L’azione è mirata con due tipi di dispositivi, chiamati trasduttori, uno da 4,5 mm che agisce maggiormente in profondità e cosi facendo permette di lavorare sulla fascia muscolare al di sotto della pelle, che hanno la funzione di trasmettere il calore che viene prodotto e che ha il compito di stimolare la produzione di collagene.


Come spiega il dott. Cannatà, esiste poi anche una seconda tipologia di trasduttore, da 3 mm, che permette di lavorare sul tessuto connettivale nel sottocutaneo. Questi due trasduttori dunque, come spiega il dott. Cannatà, hanno lo scopo di agire su due strati ben separati, innescando una stimolazione alla produzione di nuove fibre i collagene che sono quelle che a loro volta determinano il turgore della pelle.  


L’azione degli ultrasuoni micro focalizzati ha come obiettivo e risultato principale, quello di sviluppare in un punto preciso dell’energia, la quale a sua volta determina un’emissione di calore pari a 65 gradi, che come spiega il dott. Cannatà,  degrada le vecchie fibre di collagene, dando stimolo alla produzione di nuove fibre più tese e toniche.


 


I risultati che si ottengono con il trattamento con ultrasuoni microfocalizzati


Come spiega il dott. Cannatà, questa tipologia di trattamenti rientra nella categoria della medicina rigenerativa, ed è perciò importante che i pazienti sappiano, e siano consapevoli che i risultati non sono uguali per tutti ma individuali e dipendono dalle capacità di ogni singolo organismo. Ciò comporta, continua il dott. Cannatà, che si ha una risposta maggiore in alcuni pazienti e minore in altri.


Tuttavia ciò che più conta è che gli effetti prodotti da questa tipologia di trattamento, continua il dott. Cannatà, sono effetti duraturi nel tempo e soprattutto estremamente naturali, venendo così incontro alle richieste di pazienti per i quali la naturalezza degli effetti prodotti, è ormai un elemento imprescindibile per sottoporsi a trattamenti di medicina estetica.


Ed è anche importante sottolineare, continua il dott. Cannatà, che attraverso il trattamento con ultrasuoni microfocalizzati, questi risultati vengono conseguiti in maniera atraumatica e non invasiva per i pazienti, assecondando dunque cosi anche un’ulteriore esigenza, che è quella riguardante il timore nutrito da molti riguardo la possibile invasività di certi trattamenti.


Secondo la propria esperienza, sottolinea il dott. Cannatà, dopo 2 anni è possibile osservare che i trattamenti producono risultati migliori in pazienti con età compresa tra i 40 e 60 anni, risultati ottenibili in completa sicurezza grazie all’innovativo utilizzo dell’ecografo che, come spiega il dott. Cannatà, consente al medico di poter intervenire avendo un assoluto controllo della zona sottoposta al trattamento, riuscendo cosi a poter ridurre al minimo i rischi del trattamento stesso.


Ovviamente, continua il dott. Cannatà, è essenziale rivolgersi a professionisti altamente qualificati, che abbiano un’esperienza tale da poter garantire la sicurezza del trattamento, ma anche i suoi risultati che sono naturali e duraturi nel tempo. Un altro aspetto di estrema importanza, secondo il dott. Cannatà, è quello riguardante i tempi di recupero che rispetto ad interventi chirurgici ben più invasivi, sono estremamente ridotti e scarni. Questo tipo di trattamento infatti, consente alle pazienti che vi si siano sottoposte, di poter riprendere immediatamente le proprie occupazioni quotidiane senza dover attendere lunghi o dolorosi e complessi tempi di recupero, fuorché un leggero rossore destinato a scomparire nelle ore successive al trattamento.


Difatti, l’innovazione degli ultrasuoni microfocalizzati è rappresentata proprio dalla immediatezza nello svolgimento del trattamento in sé, al quale si aggiungono tempi di recupero immediati per i pazienti e il conseguente rientro alle proprie attività.

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Cannatà Michele

Autore

Chirurgia plastica,Medicina estetica

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