Accesso
Dottori
Filler biostimolanti per tonificare le braccia

Filler biostimolanti per tonificare le braccia


Mer 08/11/2023 | Dott. Massimo Renzi |  Medico Certificato Ethigate

Condividi su Facebook Condividi su Twitter

I Filler biostimolanti vengo utilizzati quando è poco tonico l’interno braccia e può mettere a disagio al punto che alcune donne confessano di non indossare più gli abiti senza maniche. Fortunatamente oggi esistono nuove metodiche non invasive per restituire tonicità a questa zona “critica”. Ne parliamo con il Dr. Massimo Renzi, chirurgo plastico.

Ali di pipistrello, effetto a tendina, bingo wings: tante espressioni per indicare un unico fenomeno, le braccia flaccide, in particolare nella zona interna che va dalle ascelle al gomito. Si tratta di un inestetismo con cui la maggior parte delle donne inizia a fare i conti dai 45-50 anni in poi. Il peso corporeo non c’entra, così come la tonicità muscolare, anzi in molti casi l’interno braccia appare floscio anche in chi è molto magra o si allena tanto, ma non c’è una regola fissa perché anche la sedentarietà incide. 

«Più che di forma fisica si parla di qualità della pelle che con il passare del tempo subisce un evidente cambiamento: il tessuto cutaneo si assottiglia e perde di elasticità. Di conseguenza la pelle tende a cedere e a raggrinzirsi in piccole pieghe. Può sembrare un paradosso, ma l’interno braccia flaccido può essere più evidente nelle persone che, grazie a un’intensa attività sportiva, hanno una linea molto asciutta. Il fenomeno non interessa tanto la tonicità dei muscoli quanto l’invecchiamento della pelle. Certo, mantenersi in forma aiuta a ritardare i segni dell’età sia sul viso che sul corpo, ma è lo stile di vita nel suo complesso che conta, così come il corredo genetico avuto in dotazione dal DNA» – spiega il Dr. Massimo Renzi, chirurgo plastico.

Da cosa dipendono le braccia flaccide


Alla base delle braccia flaccide c’è l’invecchiamento cutaneo, un processo naturale, graduale e inesorabile al quale tutti siamo destinati. «È il cosiddetto cronoaging: la pelle invecchia perché i fibroblasti, le cellule del derma preposte alla produzione di collagene, iniziano diminuire la loro attività. Meno collagene vuol dire meno tonicità, ma anche meno elasticità e compattezza. Inoltre, nella zona del muscolo tricipite, la pelle è molto sottile e quindi già poco elastica per costituzione. Con l’avanzare dell’età, oltre all’invecchiamento cutaneo, avviene anche una perdita di densità ossea e una riduzione del volume dei muscoli, tutti meccanismi che contribuiscono a mettere in evidenza la formazione di zone cadenti della pelle» - precisa il medico.

Cambi di peso e braccia a tendina


Un’altra causa delle braccia con pelle cadente è rappresentata dai repentini cambi di peso. La pelle è un organo a tutti gli effetti ed è incredibilmente elastica e resistente, ma ha comunque dei limiti. Se viene eccessivamente tirata può perdere la sua capacità elastica. In caso di un dimagrimento improvviso, il tessuto sottocutaneo e quello adiposo si svuotano eccessivamente causando un eccesso di pelle che prima o poi tenderà inevitabilmente a cedere. Da qui l’effetto braccia a tendina.

«In realtà anche l’eccessivo aumento di peso può portare ad avere le braccia flaccide: il grasso accumulato nella zona del tricipite, dove la pelle è molto sottile, esercita una forte pressione verso il basso, anche a causa della forza di gravità». Insomma, come si accennava, non c’è una regola fissa.

Alimentazione e nuovo collagene


Nella tonicità cutanea, un grande ruolo lo gioca l’alimentazione. «Se si assumono poche proteine, la qualità della pelle ne risente (non dimentichiamo che il collagene è una proteina). Stesso discorso se ci si priva di vitamine, in particolare la Vitamina C, che è molto importante per la sintesi di nuovo collagene. Infine, la vitamina E e gli acidi Omega 3 contribuiscono a mantenere l’elasticità della cute». Lo stile di vita non è da meno: eccesso di alcol, fumo ed esposizione solare senza protezione riducono ancor più la perdita di collagene.

Cosa fare per tonificare l’interno delle braccia


Tra le novità contro le braccia flaccide ci sono i filler a base di idrossiapatite di calcio da iniettare in piccole zone dalle ascelle fino a metà tricipite. «L’idrossiapatite di calcio è una sostanza naturale, presente nei denti e nelle ossa, che stimola i fibroblasti a produrre nuovo collagene. Ciò vuol dire che la pelle risulterà più tonica e compatta. L’effetto sarà visibile sia subito dopo la seduta che nei mesi successivi: la particolarità di questa sostanza è che si integra nei tessuti cutanei fornendo un forte impulso alla sintesi di nuove fibre di collagene. Questo permette di allungare i tempi di durata del trattamento».

Quanto dura


«L’effetto dura 4-5 mesi, dopo i quali è necessario ripetere il trattamento per ottenere risultati soddisfacenti, ma il dato interessante è che gli effetti della prima seduta si sommano con quelli della “ripresa”. E ciò va a tutto vantaggio della durata».

Come si svolge il trattamento con i filler biostimolanti


«Per entrambe le braccia basta una sola fiala di filler a base di idrossiapatite di calcio che, in quest’area, deve essere iniettato dopo averlo diluito con la soluzione fisiologica. In realtà, è un filler che nasce per contrastare i cedimenti del viso, dove si è dimostrato molto efficace. Così l’esperienza clinica ci ha suggerito di studiare il suo effetto anche in zone limitate del corpo, come appunto l’interno braccia. E i risultati ci sono».

Per chi è indicato il trattamento con i filler biostimolanti?


«I filler biostimolanti per tonificare le braccia sono indicati per tutte le donne che presentano un cedimento moderato e una pelle non molto invecchiata, a prescindere dall’età e dal peso corporeo». 

Che cosa vuol dire filler biostimolanti


«Biostimolare significa, come dice la parola stessa, stimolare la produzione di nuovo collagene, il che rende i tessuti più compatti anche a distanza di tempo dal trattamento. Per favorire la tonicità della pelle dell’interno braccia, i filler biostimolanti di idrossiapatite sono più efficaci rispetto a quelli di acido ialuronico, una sostanza che, più che stimolare, rivitalizza la cute, cioè la rende più bella. E poi il vantaggio è in termini di frequenza del trattamento: se con l’acido ialuronico occorre un ciclo di 4 sedute a cadenza mensile, con l’idrossiapatite di calcio ne può bastare una da riprendere dopo 5-6 mesi. Un aspetto non da poco, dato che non tutte le pazienti amano l’idea di farsi iniettare degli aghi tutti i mesi!».

 

 
In collaborazione con Alessandra Montelli.

 

Vuoi avere maggiori informazioni?
CONTATTA IL MEDICO

Renzi Massimo

Autore

Chirurgia plastica,Medicina estetica

Dott. Massimo Renzi

Medico Certificato Ethigate

Genova (GE)

Albenga (SV)


Articoli correlati

Iscriviti alla newsletter TuaMe
Scarica la nuova app TuaMe

Accesso contenuti completi

x