Gio 06/11/2014 | Dott. Melania Battistella
Quale donna non desidera un seno pieno, modellato in naturalezza e in proporzione con la propria struttura fisica? Non si parla solo di un’armonia estetica fine a se stessa ma si tratta di appagare un desiderio di femminilità ed esaltare la sensualità di una donna. L’aspetto psicologico non è mai da trascurare. Molte donne soffrono e non sono soddisfatte dall' aspetto del proprio seno. Le cause possono essere molte:
per fini ricostruttivi post mastectomia.
Fortunatamente oggi si può porre rimedio a questa insoddisfazione e non accettazione del proprio corpo e riguadagnare sicurezza in se stesse ed autostima. In particolare ci si può sottoporre all'intervento di mastoplastica additiva, ormai molto noto, che permette di aumentare il volume e migliorare l' aspetto del seno in base alle diverse esigenze della singola paziente.
Vengono in nostro aiuto infatti le tanto famigerate protesi. Ne Esistono molti tipi e forme di protesi per la mastoplastica additiva ma vediamone le caratteristiche.
Queste sono costituite da un involucro esterno di silicone, e in quelle attuali quest’ultimo è molto più resistente alle rotture e alle lacerazioni grazie alle sue caratteristiche di elasticità e di resistenza, e da un contenuto interno che può essere di gel di silicone o soluzione salina o altre sostanze. In alcune troviamo all’interno gel più o meno morbidi in punti diversi per mimare la consistenza della ghiandola. L’importante è comunque garantire la qualità del gel interno alla protesi impiantata con la mastoplastica additiva che deve essere altamente coesivo perché non apporta danni alla salute in caso di rottura dell’impianto.
In termini di forma ne abbiamo due tipi: rotonda oppure anatomica (di forma ovoidale, a goccia), molto simile al seno naturale in quanto il volume nella parte superiore è sfumato. Anche le dimensioni sono ovviamente diverse.
Anche la loro superficie può cambiare: le troviamo lisce, quindi morbide e meno percepibili al tatto e rugose o testurizzate, sicuramente più rigide, ma che in base alla letteratura sono anche quelle che danno minor rischio di contrattura capsulare (l’organismo forma una capsula attorno ad esse, questa capsula in alcuni casi si contrae, restringendo così l’impianto, e il seno diventa più duro) a distanza di tempo. Le vie di accesso maggiormente utilizzate nella mastoplastica additiva del seno sono l'areola, il solco sotto mammario oppure la regione ascellare.
Le protesi, o impianti, vengono così inserite attraverso delle tasche ottenute dalle incisioni; più precisamente la sottoghiandolare, la sottomuscolare o in un piano misto con tecnica Dual Plane. L’intervento può essere eseguito a qualsiasi età dal momento che le mammelle hanno completato il loro sviluppo.
Ora, tutti questi elementi saranno discussi insieme al chirurgo estetico durante la visita che precede l’intervento di mastoplastica additiva, dove si faranno una serie di valutazioni in termini di vantaggi e svantaggi, aspettative, e dopo aver misurato dettagliatamente il seno e il torace, valutato l’elasticità della pelle e documentato il tutto con fotografie, oltre ad un’accurata anamnesi della paziente, si deciderà se inserire e dove uno specifico tipo di impianto.
L’anestesia può essere di tipo generale o locale con sedazione ed i rischi sono quelli di chirurgia generici uniti a quelli intrinseci. Attraverso l’uso di apparecchi sterilizzati e di antibiotici il rischio di infezione viene evitato; è bene riconoscere se vi è, a ridosso di pochi giorni dall’intervento di mastoplastica additiva, un sieroma da tensione o un ematoma , perché andrà drenato. Nel caso peggiore si può assistere ad un rigetto con necrosi cutanea. E’ invece normale nel post-intervento avere sintomi come un certo gonfiore, rossore, dolore e intorpidimento e per una ripresa veloce e sana la paziente dovrà indossare un reggiseno compressivo, evitare di stancarsi o comunque di fare attività fisica intensa o incentrata sulle braccia.
L’intervento di mastoplastica additiva non preclude poi la possibilità di allattamento.
Le protesi andrebbero sostituite ogni dieci anni perché soggette a deformazioni e sgonfiamenti e i risultati della mastoplastica, benché sempre più naturali e duraturi, risentono dell’invecchiamento della paziente e in seguito a questo possono modificarsi, per esempio può esserci una dislocazione dell’impianto.
Allo stato attuale non ci sono evidenze che l'impianto di protesi mammarie provoca né aumenta l'incidenza di tumore al seno, di malattie autoimmuni o di malattie del tessuto connettivo.
Per aumentare le dimensioni del seno dall’America arriva anche una nuova tecnica, il fat grafting, che adopera il proprio grasso corporeo prelevato tramite liposuzione da un’altra parte del corpo. Questo viene purificato e iniettato nei punti opportuni per un risultato finale molto soft e naturale.
Medicina estetica