La mastoplastica additiva è forse l’intervento di chirurgia estetica che vanta la storia più lunga: le prime protesi riempite di silicone risalgono agli anni ’50, ma la prima mastoplastica additiva in assoluto fu eseguita nel lontano 1895 dal medico Czerny che effettuò un innesto di grasso in regione mammaria.
L’evoluzione della protesi è passata attraverso un progressivo assottigliamento dell’involucro e l’utilizzo di gel di riempimento più fluidi, ai fini di ottenere un migliore adattamento in sede di impianto nella mammella e un risultato sempre più naturale. Questi modelli presentavano però un rischio maggiore di rottura e di trasudazione all’esterno del gel, per cui non furono considerati sicuri per le pazienti. Si provò successivamente a riempire l’involucro con soluzione salina al posto del gel di silicone, ma comunque le protesi si rivelarono comunque meno confortevoli e meno sicure di quelle al silicone.
Sebbene anche le protesi al silicone siano state ritirate dal mercato per un periodo, in quanto si pensava potessero aumentare l’incidenza di tumori mammari e malattie autoimmuni, attualmente il loro utilizzo è di nuovo consentito grazie e numerosissimi studi scientifici che hanno smentito questa ipotesi. Le protesi al silicone sono considerate a tutt'oggi sicure e approvate con l’autorizzazione delle autorità competenti per la loro commercializzazione e utilizzo clinico.
Attualmente si hanno a disposizione protesi diverse per forma e dimensione. Esse sono costituite in genere da un involucro di silicone che contiene gel di silicone. L’elastomero che avvolge la protesi assume oggi una particolare importanza per il tipo di testurizzazione esterna che può essere responsabile dell’insorgenza di sieromi periprotesici.
Il compito più difficile e più importante del chirurgo plastico nell’intervento di mastoplastica additiva è proprio la scelta delle protesi, che deve coniugare il desiderio della paziente che si orienta soprattutto su forma e volume finale e quella del chirurgo che deve ricercare la naturalezza e l’armonia del risultato.
Mastoplastica additiva: chi la richiede più di frequente, e per quali motivi?
La mastoplastica additiva è un intervento che viene richiesto da donne a qualunque età e per i motivi più svariati.
C’è ad esempio la
ragazza in fase adolescenziale che cresce con il “complesso” del seno piccolo, che aspetta con ansia di compiere diciott’anni per regalarsi un seno nuovo. Il suo desiderio non è contestabile: non sentirsi a proprio agio con un seno piccolo può causare a volte, in fase di crescita, problematiche di insicurezza a livello intimo e sociale.
Poi c’è la
donna adulta che con il seno piccolo per il suo corpo ha imparato a conviverci con una certa serenità, ma ad un certo punto della vita si trova con una inaspettata voglia di cambiamento, e dunque decide di cominciare proprio dal regalarsi finalmente un seno più in linea con i propri desideri ed in armonia con la propria sensualità.
E infine c’è la donna che per preservare la propria salute ha dovuto purtroppo rinunciare ad una parte di sé: parliamo di tutte quelle donne che hanno dovuto subire
mastectomie parziali o totali a causa di tumori mammari, o che hanno subito delle asportazioni di noduli molto grandi per cui una parte della mammella è visibilmente mancante.
Poi c’è una grande fetta di popolazione femminile che dopo aver goduto della felicità di un figlio si ritrova con un
seno svuotato e cadente. Questa donna è pronta a riscoprire il piacere di un look ritrovato, consapevole di mantenere nel tempo la propria immagine di bellezza.
Oggi, per queste donne deve essere prevista nello stesso tempo demolitivo della mammella malata, una programmazione di ricostruzione immediata o attraverso il posizionamento di protesi o attraverso l’uso di preventivi espansori tissutali con successiva sostituzione con protesi definitive.
Vi sono poi anche donne che dopo aver effettuato test genetici, risultano essere fortemente a rischio di insorgenza di tumore mammario. In questi casi l’utilizzo di tecniche operatorie, di demolizione e ricostruzione, mediante l’impianto di espansori tissutali, o con protesi rivestite da reti, risultano essere tecniche innovative con risultati molto soddisfacenti.
La mastoplastica additiva è quindi utile e importante per tutte queste donne poiché permette di correggere i difetti estetici e al contempo sentirsi nuovamente in armonia con sé stesse. Per ogni donna non è importante aggiungere giorni alla vita, ma vita ai giorn
Mastoplastica additiva: come si esegue l’intervento
L’intervento di mastoplastica additiva può essere effettuato ponendo le protesi
in sede sottomuscolare in doppio piano, tecnica denominata
Dual Banding o
in sede sottoghiandolare utilizzando anche la fascia superficialis del muscolo grande pettorale, per meglio occultare la presenza dei presidi protesici. L’accesso può essere creato dal solco sottomammario, dalla regione periareolare o per via ascellare.
Se alla mancanza di volume mammario si accompagna anche una quantità di tessuto cutaneo eccedente che rende il seno cadente, si può associare una riduzione del tessuto cutaneo con una
tecnica di mastopessi con cicatrice residua solo in sede periareolare o nei casi più severi con una mastopessi a T capovolta.
L’anestesia per lo più è generale, raramente nei casi più semplici si preferisce l'anestesia locale.
La durata dell’intervento è di circa due ore, a seconda della tecnica da effettuare.
Il ricovero è ambulatoriale e si procede alla dimissione nella stessa giornata (day hospital) con la presenza di drenaggi che servono a drenare i fluidi sieroematici nell’immediato post operatorio e che saranno rimossi dopo 48 ore.
La medicazione elasto-compressiva post-operatoria verrà eliminata insieme ai drenaggi e sarà sostituita da reggiseno idoneo a mantenere la forma e la posizione dei presidi protesici.
Tale reggiseno dovrà essere indossato giorno e notte per almeno 30 giorni.
La rimozione dei punti di sutura verrà effettuata entro le due settimane dalla data di intervento.
Sarà necessaria una terapia medica di preparazione all’intervento e una terapia post-operatoria per la prevenzione delle infezioni e la cura dei sintomi dolorosi.
Mastoplastica additiva: quali sono i rischi e le controindicazioni
Come ogni intervento chirurgico distinguiamo rischi generici quali infezione e sanguinamento.
I rischi collegati alla tipologia di intervento sono per lo più legati alla presenza del presidio protesico.
Può verificarsi una sorta di rigetto alle protesi (contrattura capsulare) che sul piano clinico si manifesta alla palpazione con un indurimento della mammella.
Tale complicanza è soggettiva e non è imputabile al chirurgo ma è una risposta individuale dell’organismo alla presenza del presidio protesico.
Esistono anche complicazioni tardive legate ad una eccessiva attività sportiva, a manipolazioni locali e a traumi ripetuti.
In questo caso si assiste ad una dislocazione delle protesi perlopiù in sede ascellare manifestando una recidiva anche della ptosi.
Non sono rari i casi di dislocazione in sede sternale (simmastia) che risulta essere una delle complicanze più difficili da risolvere.
Per queste complicanze l’utilizzo di reti non assorbibili risulta essere una tecnica chirurgica all’avanguardia che stabilizza il risultato nel tempo, ed evita che le pazienti possano incorrere nella possibilità di subire ripetuti interventi di riposizionamento delle protesi, per il ripristino di forme e volumi.
Non esistono chiare controindicazioni all’intervento di mastoplastica additiva. È sicuramente prudente non effettuare innesti di protesi in pazienti affetti da deficit immunitari, malattie degenerative del collageno o malattie reumatiche in atto.
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