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Biorivitalizzazione, il primo trattamento anti-età

Biorivitalizzazione, il primo trattamento anti-età


Mer 13/07/2022 | Dott. Maria Cristina Orlandini

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Per mantenere la propria pelle giovane, ci si può avvicinare alla medicina estetica a piccoli passi. Ci sono infatti trattamenti non invasivi e non volumizzanti, che si occupano di migliorare l’aspetto della pelle. In modo visibile. Ne parliamo con la Dr.ssa Maria Cristina Orlandini, medico estetico.

Un segreto di bellezza anti-età? Effettuare trattamenti di medicina estetica “light” a cadenza periodica. L’ideale è intervenire quando i primi segni di invecchiamento cominciano a manifestarsi. Se ci si vede stanche, col colorito grigiastro e la pelle poco tonica, si può ricorrere alla biorivitalizzazione, un trattamento non invasivo che rassoda i tessuti cutanei e distende le piccole rughe su viso, collo e décolleté. 

Biorivitalizzazione per prevenire l’invecchiamento


L’età di partenza indicata per un trattamento biorivitalizzante è tra i 30 e i 40 anni, quando la produzione di acido ialuronico da parte dell’organismo comincia a calare, seguita da un primo assottigliamento delle fibre di collagene ed elastina, le responsabili cioè della tonicità cutanea.

Si può iniziare con iniezioni sottocutanee di cocktail di vitamine e aminoacidi benefici per la pelle, ma il trattamento preventivo per eccellenza è un ciclo di filler a base di acido ialuronico e glicerolo. Le due sostanze agiscono in sinergia sia nell’immediato che in un tempo successivo alla seduta. In che modo? Subito la pelle appare più fresca e levigata, in seguito diventa più turgida e luminosa.

Acido ialuronico e glicerolo, una sinergia skin saver


Il mix di acido ialuronico e glicerolo agisce da preventivo perché “salva” letteralmente la pelle dalla fisiologica perdita di acido ialuronico che subentra con l’età. Il merito è del glicerolo che, unito all’acido ialuronico, richiama una grande quantità di acqua sia nel derma che nello strato corneo, determinando così un effetto tensore molto naturale. Uno dei grandi vantaggi di questo trattamento, infatti, è che non volumizza i lineamenti né li altera, ma cura solo (si fa per dire) la pelle.

Come si esegue il trattamento


La biorivitalizzazione consiste in tante “punturine” in punti molto ravvicinati (da 0,5 cm a 1 cm). 

A seconda dello stato della pelle del paziente, il filler viene iniettato nel derma superficiale o medio-profondo. Sempre in base all’osservazione clinica, si decide se intervenire maggiormente sulle guance o su altre aree del viso, più soggette all’azione del tempo.

Per una sferzata di energia alla pelle, è consigliabile eseguire un ciclo di 3 sedute a distanza di un  mese l’una dall’altra, per 2 volte all’anno (quindi in tutto 6 sedute). 

I risultati della biorivitalizzazione


L’effetto della biorivitalizzazione così cadenzata è quello di dare un “refresh” alla pelle, che così appare più luminosa, tonica e compatta. La grana cutanea risulta levigata, inoltre, viene ripristinato quel turgore tipico della giovinezza, senza mostrare quell’effetto volumizzante di alcuni filler riempitivi. L’acido ialuronico impiegato in questo trattamento è, infatti, molto fluido: ciò vuol dire che si distribuisce in modo diffuso nei tessuti. Le pazienti riferiscono che è come se beneficiassero costantemente di una maschera super idratante e illuminante, inserita sotto la pelle. L’effetto è quindi molto naturale. 

La naturalezza del trattamento fa sì che sia indicato anche per le donne giovani, che magari desiderano risolvere le cicatrici post-acneiche o riparare la pelle dopo l’estate in seguito a un’eccessiva esposizione solare.

 
In collaborazione con Alessandra Montelli.

 

 

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Orlandini Maria Cristina

Autore

Medicina estetica

Rodengo Saiano (BS)

Brescia (BS)


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