Il nevo di Sutton, o leucoderma centrifugo acquisito, è un nevo circondato da un alone depigmentato. È una condizione che colpisce circa l’1% della popolazione mondiale con una incidenza maggiore nei soggetti affetti da vitiligine, melanoma e sindrome di Turner. L’insorgenza è usuale nell’età adolescenziale ad una età media di 15 anni. La principale causa di tale condizione è ascrivibile ad una eccessiva risposta immunitaria sebbene siano poco chiari gli aventi capaci di generare tale risposta. Il trattamento del nevo di Sutton è praticato per ragioni estetiche poiché la condizione non è legata, di norma, a profili patologici.
Introduzione
Il nevo di Sutton è una condizione nota da secoli, sebbene lo studio approfondito sia relativamente recente. È all’inizio del ‘900, difatti, che il dermatologo americano Richard Lightburn Sutton ne descrisse le caratteristiche e provò a tracciare un quadro delle cause e dell’evoluzione del disturbo. I primi studiosi notarono che la condizione tendeva a manifestarsi nel periodo adolescenziale, parimenti tra maschi e femmine.
La comparsa dei nevi con la tipica depigmentazione intorno, percepito come un alone, desta preoccupazione, tuttavia la condizione non comporta rischi per la salute e solo raramente si lega a profili patologici particolari. La vitiligine, ad esempio, può portare a tale disturbo così come il melanoma e malattie rare come la sindrome di Ullrich-Turner.
La comparsa di tali nevi può interessare soggetti appartenenti alla stessa famiglia suggerendo una correlazione diretta con fattori genetici. Da un punto di vista etnico, invece, non è registrata una maggiore incidenza in un gruppo piuttosto che un altro. Se si esclude l’insorgenza media nei giovani adolescenti, non vi sono particolari differenze nella manifestazione per sesso, etnia o altro.
Cos’è il nevo di Sutton
I
nevi di Sutton sono una lesione benigna caratterizzata per la presenza di un nevo e di un
alone depigmentato intorno. I nevi possono essere marroni o rosa con una porzione di pelle depigmentata di dimensione variabile, anche di diversi centimetri di diametro. Questo tipo di nevi sono da considerarsi
nevi melanocitici con
vitiligine perinevica.
La formazione dei nevi di Sutton è, generalmente, circoscritta a poche settimane o mesi e può interessare uno o più nevi nello stesso individuo. La regione del corpo maggiormente colpita è il dorso, tuttavia il disturbo può colpire altri distretti. Non è inusuale che il nevo centrale subisca una progressiva regressione fino ad una eventuale scomparsa. Anche la cute depigmentata può essere interessata da una graduale pigmentazione o persistere configurandosi come una
macchia cutanea.
Le cause del nevo di Sutton
Le cause della formazione dei nevi di Sutton non sono ben note al mondo medico. È chiaro il meccanismo che porta alla formazione dell’alone che implica una
risposta immunitaria nei confronti dei
melanociti intorno al nevo. Quest’ultimi vengono percepiti come estranei dal sistema immunitario che li colpisce favorendo la formazione dell’area depigmentata. L’innesco della risposta immunitaria rimane sconosciuto mentre alcune possibili cause sono state individuate nella familiarità, in eventi traumatici come ustioni o eritemi, e meno frequentemente come condizione accessoria a patologie e disturbi.
Alcune delle cause potrebbero riguardare:
- Fattori genetici
- Eventi traumatici (ustioni, eritemi, ecc)
- Vitiligine
- Anemia perniciosa
- Melanoma
- Sindrome di Ullrich-Turner
- Sindrome di Vogt-Koyanagi-Harada
- Poliosi
Trattamento del nevo di Sutton
I nevi di Sutton sono lesioni assolutamente benigne che non necessitano di un trattamento medico e chirurgico. Le ragioni che spingono alla
rimozione del nevo di Sutton sono esclusivamente di natura estetica nei casi in cui gli stessi siano in zone visibili. Oltre il 50% delle manifestazioni di tale condizione si risolvono con la scomparsa del nevo e la nuova pigmentazione della cute.
Un aspetto centrale legato ai nevi di Sutton è una approfondita attività diagnostica che confini il problema ad un mero inestetismo ed escluda la presenza di patologie importanti. La maggior parte dei dermatologi, infatti, tende a sconsigliare trattamenti per pigmentare nuovamente l’area colpita e suggerisce l’attesa della conclusione dei processi di regressione del nevo ed eventuale recupero della naturale pigmentazione.
In genere alcuni prodotti cosmetici specifici possono contenere la
discromia fino al ripristino della pigmentazione. L’alternativa è rappresentata da trattamenti di medicina estetica e dermatologia come la
fototerapia, la
laserterapia nonché il
peeling chimico. Meno praticata e consigliata è la soluzione chirurgica che implica la formazione di lesioni con processi cicatriziali potenzialmente antiestetici al pari della
pelle depigmentata.
In collaborazione con Pasquale Ambrosio
Fonti:
- Paolo Fabbri et al, Manuale di dermatologia medica, Edra, 2014.
- Carlo D’Aniello, Manuale di Medicina Estetica, Masterbooks, 2019.
- Alberto Massirone, Trattato di Medicina Estetica, Piccin Nuova-Libraria, 2010.
- Rocco de Pasquale et al, Le lesioni elementari, Le basi della dermatologia, Springer, Milano, 2014.
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