Chi di noi – osserva la dott.ssa De Fazio - ad ANTA compiuti o anche prima, non si è trovato a riflettere davanti ad uno specchio, in una rigorosa e dignitosa solitudine, su come sarebbe migliore l’aspetto del proprio volto o collo eliminando quella incipiente e fastidiosissima rilassatezza cutanea laterale?
E via a simulare con entrambe le mani, una bella trazione della pelle del viso.
Questo è il tipico gesto che molti pazienti fanno rivolti a me, che sono il loro specchio in quel momento, durante la prima consulenza specialistica con la richiesta e il fine di ringiovanire il proprio aspetto.
Mi propongono quella frase scaturita dalla presa di coscienza che il tempo sta lasciando un segno tangibile, anche a 30 e 40 anni: “Dottoressa cosa mi sta succedendo al viso? Cosa si può fare per rimediare a questo cedimento delle guance che mi fa stare male? Ho la percezione che tutto stia crollando, all’improvviso “.
Non solo le donne ma anche tanti uomini mostrano particolare attenzione alla propria immagine e si aprono a questa nuova branca di Medicina e Chirurgia Estetica senza il pregiudizio di un tempo.
Partiamo dal cosa accade da un punto di vista biologico nel fenomeno dell’invecchiamento cutaneo: non osserviamo solo una degradazione delle fibre collagene ed elastiche che si traduce principalmente nel reticolato di rughe superficiali della pelle, allentamento dei legamenti che tengono ben salda la cute alle strutture sottostanti e un rilassamento cutaneo in generale, ma l’altro fenomeno che interviene è il depauperamento della componente adiposa del sottocute che perde cioè molto del suo volume di grasso nel tempo; quel volume costituisce, insieme alla componente ossea, la struttura portante principale del nostro volto.
L’invecchiamento cutaneo è un processo chiaramente naturale e ineluttabile (ma per fortuna oggi piuttosto arginabile e rimediabile) che risente moltissimo del nostro stile di vita; ne è anche tanto responsabile la genetica, c’è chi è più fortunato e chi meno: in questa epoca di social network e recupero del nostro passato con un semplice click, basta partecipare ad una riunione con i propri ex compagni di scuola, per rendersene conto.
Il mio punto di vista rispetto a questo problema è certamente influenzato dalla formazione specialistica in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica ma da donna abituata sin dall’adolescenza alla tramandata gestualità dell’abc della preservazione e cura della bellezza, ho un approccio più dinamico ed aperto anche alle pratiche di medicina estetica non invasive.
Vero è che il mio approccio all’invecchiamento cutaneo, una ventina d'anni fa, ma anche 10 anni fa, era confinato forzatamente ad un ambito squisitamente chirurgico, anche nei casi di media gravità, e la soluzione da proporre era quella di un lifting del volto e collo che a seconda delle problematiche fosse di tipo endoscopico o tradizionale.
In questo caso le incisioni, ad oggi, sono piuttosto estese: si parte disegnando una linea simile ad una grande omega, che inizia dai capelli della nuca si porta dietro l’orecchio, lo circonda anteriormente nella piega naturale che si sviluppa sulla cute e si dirige superiormente fino al capillizio della regione della tempia. Questo accesso consente una manipolazione e rimozione della cute ed un riposizionamento della fascia dei muscoli sottostanti.
Il lifting chirurgico è un intervento straordinario contro l’invecchiamento cutaneo ma dalla logistica, dai costi e dal post operatorio discretamente impegnativi, in genere abbinato ad una blefaroplastica, ed è adatto e proposto oggi ad una platea di pazienti disposti ad affrontare quei disagi dati da cicatrici e da edema ed ecchimosi del volto per almeno una decina di giorni.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione di costumi e società improntata sulla velocità, sull’usa e getta; una fast life che ha sviluppato nuove esigenze di mobilità e dinamismo, richieste attualmente da ogni ambiente di lavoro e sociale e non ultima la tendenza, nata dall’affermarsi della cultura del selfie, a porre particolare attenzione alla propria estetica.
Ecco che le richieste dei miei pazienti sono cambiate nel corso degli anni, prosegue la dott.ssa De Fazio, conformandosi a questa nuova realtà: non si ha, nella maggioranza dei casi, più possibilità o addirittura tolleranza di attendere i tempi di guarigione o le sequele normali legate ad un intervento chirurgico, si ha la necessità di ritardare il processo di invecchiamento cutaneo senza tempi morti.
Ho sempre concentrato tutto il mio impegno scientifico e clinico in quello che era stato il mio sogno ed obiettivo sin da quando, studentessa al primo anno di medicina, mi ero avvicinata al mondo della Chirurgia Estetica: contribuire a migliorare la qualità di vita dei miei pazienti ottenendo il massimo risultato con la minima invasività.
Oggi, il Chirurgo Estetico ha a disposizione una rosa assortita e ricchissima di prodotti iniettivi per contrastare i segni dell’invecchiamento cutaneo, che vanno da diverse tossine botuliniche capaci di inibire la contrazione di quei muscoli coinvolti nella formazione di rughe di espressione, ai cosiddetti filler principalmente a base di acido ialuronico, una sostanza naturale che attira acqua e che costituisce la rete nella quale sono immerse le cellule della cute e ne conferisce turgore e stabilità.
Grazie a queste nuove opzioni terapeutiche, si possono realizzare dei piccoli miracoli, purché le terapie siano eseguite da professionisti specialisti e competenti che quindi conoscendo esattamente i limiti, le potenzialità e le giuste indicazioni di questi presidi, si muovano in questo territorio con adeguata preparazione e in pieno rispetto della sicurezza del paziente.
Ciò avviene attraverso un processo accurato di analisi pre-operatoria della struttura del volto dei pazienti, procedendo dalla profondità alla superficie, per informarli sulle potenziali complicanze e sulla possibilità d’insorgenze post terapia di rossori, edemi ed ecchimosi, la cui presenza potrà comunque essere mitigata o prevenuta da una attenta preparazione del paziente, assicurandosi, tra l’altro, che non abbia assunto farmaci che provochino una diminuzione della normale capacità coagulativa, come antinfiammatori o cortisone.
Chirurgia plastica
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