Dom 01/11/2015 | Dott. Crispino Valeriani
*Anna è il nome di fantasia scelto per la paziente protagonista di questa storia.
“Dottore, voglio essere così!”, mi chiede la signora che si è appena accomodata nella sedia davanti alla mia scrivania, senza lasciarmi nemmeno il tempo di rivolgerle la classica domanda: “che cosa posso fare per lei?”. E nel dire questo pone le due mani sulle sue guance facendo il movimento di portarle un po’ in alto e indietro, come un vero lifting.
Non mi coglie di sorpresa: mi aspettavo questa richiesta perché avevo già focalizzato il suo inestetismo durante la stretta di mano nel saluto iniziale.Osservo comunque con attenzione il viso della mia paziente e noto in esso gli effetti positivi di interventi da lei sicuramente già effettuati:la buona distensione del terzo superiore del viso e l’apertura dello sguardo per evidente merito della tossina botulinica, il proporzionato volume degli zigomi sicuramente ricostruiti, le labbra ben formate,la texture ottimizzata da un buon maquillage, ma nel viso ancora giovanile e così ben curato di quella cinquantenne stonavano in modo evidente alcuni elementi, tutti localizzati nel terzo inferiore, luogo dove la forza di gravità produce maggiormente i suoi effetti: le guance leggermente ptosiche e raggrinzite,i solchi naso/genieni approfonditi, le rughe della marionetta ben marcate e il bargiglio un po’ appesantito.
Quel semplice movimento delle mani con cui la paziente aveva accompagnato la richiesta sembrava aver risolto in un attimo tutte questi inestetismi: solchi e rughe attenuati, grinze delle guance sparite, linea della mandibola perfettamente definita.Il problema era che la persona che avevo davanti mi chiedeva di realizzare in maniera uguale ma permanente,quanto le sue mani avevano fatto per pochi istanti.
Non mi perdo d’animo anzi, dentro di me sorrido soddisfatto, certo di avere lo strumento ideale per soddisfare questa richiesta. Preferisco però presentarle tutto il panorama delle possibilità terapeutiche.
Le parlo delle tante tecniche di biorivitalizzazione, della radiofrequenza, del laser CO2 frazionale, ma risponde con una espressione un po’ delusa pensando che gli proponessi vie già inutilmente percorse: “Ma queste le ho già provate quasi tutte!”. Le parlo allora dei fili di trazione, ma la sua reazione è ancora più decisa:“Escluso!” mi risponde subito senza lasciarmi nemmeno finire di parlarne. “Non voglio interventi traumatici sul mio viso. E poi ne ho già messi alcuni che il dottore chiamava di sostegno e di biorivitalizzazione, che non hanno ottenuto il risultato sperato”. L’ insistere nello spiegargli che i fili di trazione sono altra cosa rispetto a quelli che lei aveva già messo non è servito a farla recedere dal suo rifiuto.
A questo punto capisco che era arrivato il tempo di proporle il lifting non chirurgico, la novità mondiale per la terapia di inestetismi di questa parte del viso. Le dico allora che nella mia ormai lunga lotta contro i danni del tempo e della forza di gravità e nella continua opera di aggiornamento e di selezione degli strumenti più efficaci per questa mia battaglia, potevo mettergli a disposizione l’azione di un nuovo dispositivo efficace, che opera mediante la tecnologia degli ultrasuoni microfocalizzati.
”Ottimo!” esclama lei. Poi riflette un po’ e mi chiede: “Ma funziona davvero? Io ho già fatto diversi altri trattamenti ma tutti con risultati poco significativi e di breve durata!”. E racconta il percorso fatto nel tentativo di risolvere, o almeno attenuare, questo suo inestetismo.
“Si, funziona davvero” gli rispondo. “I presupposti teorici ci sono tutti e i risultati sono reali e duraturi. Guardi qui ”le dico mostrandogli le foto di alcuni pazienti che si erano sottoposti alla terapia con gli ultrasuoni microfocalizzati, ovvero del lifting senza bisturi.
“Bello!” mi dice, e sul suo viso appare una espressione di stupore evidente,anche se un po’ mitigata dall’effetto della tossina botulinica. Poi mi fissa e con un sorriso un po’ furbo e un po’ incredulo mi dice: “Ma sono vere o sono truccate?” Gli confermo l’autenticità delle foto che vede. E allora insiste: “Ma come si fa ad ottenere questo?”
La persona è intelligente e sta chiedendo un ulteriore supporto alle mie parole: vale la pena che io entri più dettagliatamente nel problema. Le spiego che tra le strutture adibite a mantenere il sostegno e il tono della cute la più importante è il collagene e che questa sostanza, con il passare del tempo e con i danni che riceve dall’ esposizione al sole e dalle abitudini di vita si deteriora: le sue maglie perdono compattezza lasciando i tessuti del viso in balia della forza di gravità. Aggiungo cheil nuovo dispositivo medico, operando attraverso l’azione degli ultrasuoni microfocalizzati, rigenera il collagene restituendo alla texture della pelleuna nuova compattezza e, con essa, una rinnovata capacità di sostenere i tessuti.“Davvero?” dice lei interessata. “E come fa ad ottenere questo?”.
Debbo entrare nelle caratteristiche tecniche del nuovo dispositivo per farle capire come riesce ad effettuare un vero e proprio lifting non chirurgico. Cerco di spiegarle che esso agisceimpiegandoultrasuonimicrofocalizzati, che raggiungono 3 diverse profondità a temperatura ideale e con visualizzazione ecografica del tessuto bersaglio.
Queste caratteristiche sono la forza di questo dispositivo: le 3 diverse profondità raggiunte dai diversi manipoli, consentono agli ultrasuoni microfocalizzatidi colpire il collagene nelle diverse strutture cutanee in cui esso si trova: nel derma, nei setti fibrosi del tessuto adiposo sottocutaneo e nella fascia muscolare; la temperatura di 65-70 ° che viene generata è quella ideale per la denaturazione del collagene; la micro-focalizzazione consente di creare precisi punti di termo-coagulazione lasciando intatto il tessuto circostante; la visualizzazione ecografica in tempo reale consente infine una estrema precisione nella individuazione del tessuto bersaglio.I precisi micro-danni termici prodotti dagli ultrasuoni microfocalizzati provocano la rottura dei legami interni del collagene e la sua denaturazione determinando una risposta infiammatoria da parte dell’organismo che attiva il processo di riparazione e di rimodellamento dei tessuti e genera un effetto lifting.
“Ma quante sedute occorrono per ottenere tutto questo?” chiede ancora lei. “Una sola” rispondo.“Ok. Sono convinta, accetto! Mi dia unappuntamento”.
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