È forse l’unico intervento che mostra qualche segno di crisi nel florido panorama a sei zeri della chirurgia plastica. I cedimenti, le lassità e le rughe più evidenti sono contrastate grazie a procedure e tecnologie più ‘dolci’ che vedono l’impiego di aghi e cannule senza procedure demolitive che hanno bisogno di lunghi tempi di recupero.
“La nuova generazione di procedure prevede l’uso filler e tossina botulinica insieme a ultrasuoni micro-focalizzati e sostanze booster (cocktail di vitamine e antiossidanti) che donano una texture cutanea compatta e luminosa” racconta il Dottor Andrea Spano, specialista in Chirurgia Plastica Estetica e Ricostruttiva a Milano.
Approccio combinato per un risultato perfetto
Quello che viene ormai chiamato ‘lifting liquido’ è un approccio combinato con più prodotti per il perfetto controllo del ritocco. Si utilizzano
filler a basso peso molecolare per le linee sottili, causate dal
fotoaging e dall'esposizione ad inquinanti ambientali, che si è visto essere in grado di danneggiare sia il collagene che le fibre extracellulari, dando come risultato una pelle atrofica, poco elastica, più sottile e con solchi causati dall’azione in profondità dei raggi solari (la cosiddetta elastosi). Altri approcci sono la
tossina botulinica, utilizzata per le
rughe dinamiche del terzo superiore, e l’
acido ialuronico reticolato ad alto peso molecolare, per quei
solchi formati dalle
espressioni del volto che si imprimono nel tempo.
"In tutte e tre le sezioni orizzontali del volto, rughe e perdita di volume possono beneficiare di un approccio combinato di acido ialuronico e
filler a base di idrossiapatite di calcio (un composto di ioni calcio e fosfato CaHA che si trova anche nel tessuto epidermico). Presente al 30% il CaHA è sospeso in una soluzione acquosa di gel. Iniettato nel derma, viene degradato progressivamente dai macrofagi ed i
fibroblasti sono
stimolati a produrre
nuovo collagene. Indicato per le
rughe più
profonde ed i
volumi, il prodotto è
totalmente biocompatibile con un optional particolarmente gradito: la durata del risultato sino a 12 mesi, praticamente il doppio dei filler tradizionali".
L’approccio demolitivo del
lifting tradizionale che prevede lo scollamento dei tessuti del volto è stato in qualche modo
soppiantato da un atteggiamento che mira alla
prevenzione, e che vede
trattamenti più frequenti ma
meno demolitivi. Il vecchio lifting prevedeva tra l’altro un periodo piuttosto lungo di convalescenza, incompatibile con le esigenze attuali. La tecnologia si adatta alle richieste, e sul mercato sono arrivate macchine arricchite di funzioni sofisticatissime, nei
nuovi lifting chiamati meccanici
non è previsto l’uso del
bisturi né dell’anestesia. I macchinari usati sono oltre a
laser e radiofrequenza, la tecnologia avanzatissima degli
ultrasuoni microfocalizzati.
Essi sono infatti in grado di lavorare sull'
invecchiamento del
viso,
collo,
décolleté e
mani, lavorando sulla
riattivazione dei
meccanismi biochimici della
pelle, mettendo in atto una serie di meccanismi riparativi naturali della pelle, come la
produzione di
nuovo collagene ed
elastina. Questo significa che non viene tirata la pelle ma che i tessuti vengono stimolati a produrre nuove sostanze al suo interno. Per avere effetti benefici, sono necessarie 3-4 sedute l'anno ed i costi sono ridotti rispetto al lifting tradizionale, che 'riposiziona i tessuti’ della pelle ma non mette in atto meccanismi di medicina rigenerativa.
Ultrasuoni in profondità per stimolare il collagene
Quello ad ultrasuoni è invece il macchinario per il lifting non chirurgico di viso, collo e décolleté approvato dall’FDA americana (il rigido ente regolatorio statunitense che si occupa dell’approvazione di farmaci, alimenti e dispositivi medici) grazie ad una documentazione di oltre 90 studi clinici che ne hanno documentato sia efficacia che sicurezza.
“Si tratta di un
metodo non invasivo che eroga
ultrasuoni microfocalizzati e per questo particolarmente gradito, che
agisce in profondità per
correggere la
lassità cutanea dovuta all’azione della forza di gravità dei tessuti. I
risultati di un solo trattamento
durano in media 2 anni e risultano estremamente
naturali perché determinati dalla
formazione di
nuove fibre collagene. Agisce in profondità dove prima era possibile arrivare solo con il bisturi e può essere associato ad altri trattamenti, nel rispetto dell’armonia del volto che risulta così più giovane e con tessuti compatti. Le applicazioni consentono una
rigenerazione profonda e una maggiore definizione di mascella e zigomi perché agiscono sul sistema muscolo scheletrico del volto. L’energia emessa in maniera mirata dagli ultrasuoni viene veicolata in profondità sotto la pelle, dove stimola la produzione di nuove fibre di proteine collagene” prosegue il dottor Spano.
Il trattamento dura da 30 a 60 minuti a seconda delle zone da trattare e del numero di ‘colpi’ da somministrare e fastidio e leggero dolore sono riferiti come ‘sopportabili’. Data l’estrema varietà e maneggevolezza delle formulazioni non vi è praticamente distretto anatomico che non possa trarre beneficio dai trattamenti iniettivi, strumenti precisi ed elegantemente versatili.
Un’altra forma di
lifting senza bisturi è quella in cui si utilizzano i cosiddetti dei
fili biostimolanti, fili chirurgici con delle piccole anse per ancorarli ai tessuti sotto la cute che vengono posizionati in modo semplice attraverso un ago molto sottile, senza tagli né cicatrici, per
contrastare il
cedimento delle aree del volto, ottenendo un
effetto visibile e
naturale.
I
fili sono composti di varie sostanze capaci di
indurre le cellule del derma, i
fibroblasti, a
produrre proteine di sostegno come
collagene ed
elastina, con un forte
effetto tensore, una
ripresa del tono e un
miglioramento del grado di
compattezza della zona trattata. Per utilizzarli basta un blando anestetico in crema e possono essere associati a qualunque altro trattamento medico-estetico. Ovviamente il risultato migliore è quello che prevede una lassità non troppo grave. L’efficacia del risultato dipende sia dal numero di fili impiegati che dalla tecnica utilizzata e l’esperienza del medico.
di Johann Rossi Mason e Francesca Frediani
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