L’osteoporosi è una patologia ossea che si caratterizza per la riduzione della densità minerale ossea che conduce alla fragilità dell’apparato scheletrico e l’esposizione costante a fratture. Le cause sono legate ad alterazioni e carenze nutrizionali, metaboliche e patologiche legate a fattori di rischio come sesso, età, predisposizione genetica, abitudini alimentari. Il trattamento prevede una azione corale sulle cause ed i fattori di rischio nonché la somministrazione di sostanze che aumentino la densità ossea e favoriscano una maggiore resistenza agli urti e le fratture.
Introduzione
Con il progressivo aumento dell’età media delle persone sono sempre più in aumento le problematiche legate all’età. L’osteoporosi è a tutti gli effetti uno dei disturbi più comuni e caratteristici per le persone oltre i 60 anni, soprattutto tra le donne. La prevenzione gioca un ruolo determinante nella manifestazione della condizione e permette efficacemente di limitare l’azione dell’osteoporosi. Oggi, soprattutto per le donne, l’azione preventiva permette di evitare la progressiva perdita di densità dell’osso e l’esposizione a fratture ed altre problematiche connesse che possono peggiorare la qualità della vita e limitare l’indipendenza.
I dati raccolti dall’Istat stimano l’osteoporosi in circa 5 milioni di casi ovvero l’8% della popolazione italiana. Gran parte dei casi sono registrati tra le persone di sesso femminile e contano un terzo della popolazione oltre i 75 anni. La rottura e/o frattura delle ossa è legata anche ad eventi potenzialmente fatali o che provocano problematiche importanti che possono incidere pesantemente sulla vita delle persone.
Cos’è l’osteoporosi
L’osteoporosi è una condizione patologica dello scheletro associata a fragilità ossea che conduce a fratture senza che vi siano cause efficienti. La malattia è caratterizzata sia per una
riduzione della densità ossea sia per una alterazione nella qualità delle trabecole ossee. Salvo rari casi, l’osteoporosi interviene nel corso del naturale invecchiamento quando la deposizione ossea non è più sufficiente da garantire l’equilibrio con il riassorbimento osseo.
Le conseguenze più note del disturbo sono le fratture e, in generale, cedimenti strutturali a carico degli arti. Le più importanti e gravi condizioni causate dall’osteoporosi sono a carico del femore e del complesso dell’anca e della sua giuntura femorale. Alcuni episodi di fratture, spontanee o da trauma, possono condurre a condizioni severe sino alla morte del soggetto.
Proprio come suggerisce il termine stesso, l’osteoporosi indica uno “svuotamento” dell’osso, una perdita di microstrutture che determinano la nota fragilità dell’osso stesso. Il disturbo può essere preceduto da una condizione transitoria nota come
osteopenia dove la riduzione di densità ossea non è ancora tale da indurre fratture e cedimenti, anche spontanei.
Sintomi dell’osteoporosi
Il principale sintomo dell’osteoporosi molto spesso è il sopraggiungere di fratture in seguito a traumi modesti. Non è inusuale che i pazienti affetti da osteoporosi lamentino dolore alle ossa dovuto all’azione sulle terminazioni nervose presenti nei distretti corrispondenti. Un ulteriore sintomo che può comparire anche in assenza di diagnosi è la
riduzione della capacità riparativa dell’osso in seguito a frattura e può implicare anche una fase conservativa nota come osteopenia dove la densità ossea è maggiore rispetto allo stadio vero e proprio di osteoporosi.
Fattori di rischio e cause dell’osteoporosi
Il principale fattore legato alla comparsa di osteoporosi è l’invecchiamento che implica la
progressiva incapacità da parte dell’organismo di continuare a depositare sufficiente materiale osseo. Oltre all’età un ulteriore fattore rilevante è la
menopausa che espone le donne a forti rischi di comparsa del disturbo. La
riduzione dei livelli ormonali conseguenti alla menopausa incide sulla capacità delle ossa di trattenere importanti minerali, fondamentali per la solidità e la densità dell’osso.
Esistono, inoltre, dei
fattori genetici identificati come responsabili per l’insorgenza della malattia. In questo ambito, tuttavia, non sono del tutto chiare le dinamiche che determinano la condizione e la loro azione a livello sistemico. Meglio noti sono invece i meccanismi di fattori determinati da
carenze di minerali essenziali, cattivi abitudini o problemi endocrini.
I fattori di rischio dell’osteoporosi includono:
- Invecchiamento
- Familiarità
- Menopausa
- Carenze ed alterazioni ormonali
- Endocrinopatie
- Epatopatie
- Artriti
- Carenze di minerali fondamentali (carenza di calcio e altri minerali, carenza di vitamina D)
- Rachitismo e osteomalacia
- Abuso di alcool e fumo
- Sedentarietà
- Terapie anticoagulanti, antitrombotiche, corticosteroidi.
- Neoplasie delle ossa
- Radioterapia e chemioterapia.
- Eccessiva magrezza
- Appartenenza a gruppi determinati gruppi etnici (caucasici, asiatici)
Diagnosi dell’osteoporosi
La
diagnosi di osteoporosi è effettuata sulla base dell’anamnesi del paziente, dell’esame obiettivo e dell’ausilio di esami di laboratorio in grado di fornire dati concreti sulla
densità ossea. La
densitometria, o
mineralometria ossea, è il principale esame di laboratorio capace di fornire in modo preciso ed esaustivo un quadro sulla condizione delle ossa. A seconda di quanto riferito dal paziente possono essere previsti
RX in grado di rilevare alterazione delle strutture ossee o fratture in essere.
La densità ossea è classificata in quattro stadi che identificano la gravità della malattia. Un primo stadio definito “0” indica presenza di osteopenia. Dallo stadio “1” si parla di osteoporosi clinica e nei successivi stadi si classificano le condizioni più severe della malattia. Nella diagnosi possono essere chiamati in causa i
marcatori di riassorbimento e di formazione, generalmente rilevati nell’analisi delle urine. Telopeptidi N e C terminale del
collagene e propeptidi C e N-terminale del
procollagene sono tra i marcatori analizzati rispettivamente come marcatori di riassorbimento i primi e
marcatori di formazione i secondi.
Possono, inoltre, essere predisposti esami istologici attraverso la
biopsia della cresta iliaca in grado di determinare con precisione lo stato reale della densità ossea ed eventuali alterazioni nella struttura dell’osso stesso.
Trattamento dell’osteoporosi
L’osteoporosi è un problema che oltre a condizionare pesantemente la qualità della vita degli individui, incide sui sistemi sanitari nazionali a causa dell’aumento della vita media delle persone. Essendo gli anziani i più colpiti dal disturbo, l’aumento dell’aspettativa di vita ha fatto si che l’epidemiologia del fenomeno crescesse in modo vertiginoso negli ultimi 20 anni diventando un problema importante per i ministeri della salute intervenuti con campagne di prevenzione nei giovani e nelle donne e con screening per le persone in età avanzata.
In fase di prevenzione l’osteoporosi può essere ostacolata con adeguati apporti di calcio,
vitamina D ed altri minerali fondamentali per la sintesi di nuovo tessuto osseo. L’assunzione di questi minerali nella dieta, con integratori o attraverso l’
elioterapia può essere sufficiente per ritardare l’insorgenza della condizione. L’attività fisica, inoltre, permette di incidere sulla formazione di nuovo tessuto osseo nell’ordine dell’1% annuo.
Sul piano farmacologico l’azione più importante è offerta dalle
terapie antiriassorbitive. I farmaci più utilizzati ed efficaci, in tal senso, sono i
bifosfonati che possono essere somministrati sia per via orale, sia per via endovenosa e sia per via intramuscolare.
I bifosfonati più noti ed utilizzati sono l’acido alendronico, l’acido risendronico, l’acido ibandronico, l’acido zolendronico e l’acido clodronico.
In collaborazione con Pasquale Ambrosio
Fonti:
- A cura di Cesare Verdoia, Luigi Sinigalia, Le fratture da fragilità scheletrica, archivio di Ortopedia e Reumatologia. Vol.122 N°3/4, dicembre 2011.
- A cura di Carlina Albanese, Roberto Passariello,Osteoporosi e malattie metaboliche dell’osso: Clinica e diagnostica. Spinger, 2006.
- Michele Zini,Osteoporosi. La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio, Vol. 7 N°2, 2011, pp.100-1005.
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