I nuovi peeling sono capaci di rinnovare profondamente la pelle, senza arrecare disagi. Oltre a rendere la pelle più liscia e omogenea, la rendono più compatta, perché stimolano la produzione di collagene: ne parliamo con la Dr.ssa Maria Teresa Luverà, dermatologa presso lo Studio Magi.
Una bella pelle contribuisce a renderci più sicuri di noi stessi. A 20 come a 60 anni e oltre. Tuttavia, le cure domiciliari spesso non bastano a eliminare quelle piccole grandi imperfezioni cutanee che, se non trattate, possono diventare fonte di preoccupazioni. È il caso, per esempio, delle discromie, delle cicatrici acneiche e delle micro-rughe superficiali. A volte, invece, l’inestetismo principale è costituito dalla grana spessa e irregolare, che sembra posarsi sul viso come un velo che offusca la bellezza.
Tutti questi inestetismi possono essere eliminati tramite il peeling chimico effettuato dal medico. È indispensabile che i peeling più “strong” siano applicati esclusivamente da figure professionali, come quelle sanitarie, in grado di rimediare tempestivamente a eventuali complicazioni. Anche se nella maggioranza dei casi, si tratta di peeling molto ben tollerati. Le novità riguardano proprio soluzioni che abbattono ogni problematica connessa all’esfoliazione chimica, come ad esempio il disagio post-trattamento.
I nuovi peeling non implicano più il frosting della pelle, cioè quell’effetto paragonabile a un’ustione con arrossamenti e desquamazione e che spesso arrecava una sensazione fastidiosa e a volte addirittura dolorosa. Inoltre, ciò rappresentava un limite che frenava i pazienti dal sottoporsi al trattamento, anche perché il frosting si presentava subito dopo la seduta e durava circa una settimana, costringendo così a tempi di recupero impegnativi.
Oggi le nuove soluzioni esfolianti conservano l’efficacia di un peeling profondo, senza però comportarne il disagio. Il merito è della nuova formulazione bifasica che fa sì che gli acidi siano tamponati. Cosa vuol dire? Che le molecole di acido sono avvolte da una soluzione oleosa, composta a sua volta da vitamine e amminoacidi, che rende più gradevole l’applicazione del prodotto. Tale soluzione oleosa funge, inoltre, da veicolo dell’acido stesso negli strati profondi dell’epidermide senza danneggiarla in superficie. Si tratta di un grande passo in avanti poiché permette l’impiego di un trattamento molto efficace che, a causa degli effetti indesiderati, era un po’ caduto in disuso.
Il peeling chimico trova grande impiego in:
- acne o esiti cicatriziali;
- rughe sottili;
- macchie;
- grana spessa e irregolare.
Un altro successo della ricerca farmaceutica nel mondo dei peeling è la messa a punto di soluzioni non fotosensibilizzanti. Il merito è sempre della composizione a base di una soluzione lipofila (oleosa) che permette la veicolazione del principio attivo negli strati profondi della pelle senza alterare quelli superficiali. È il caso dell’acido tricloroacetico, un acido molto potente, che pur essendo concentrato al 33% non procura nessun segno di discomfort, proprio perché tamponato dalla soluzione lipofila che aiuta anche a ricostituire il film idrolipidico. Così, nell’immediato, il paziente esce dalla seduta con un aspetto presentabile (sembra prosaico, ma è un aspetto da non sottovalutare). Nella ripetizione del trattamento, invece, otterrà un importante effetto di stimolazione del collagene, che è uno degli effetti dell’acido tricloroacetico. Il risultato sarà una pelle affinata, libera da discromie e più liscia e compatta.
Tuttavia, pur trattandosi di peeling non fotosensibilizzanti, è importante che il paziente applichi correttamente l’SPF tutti i giorni e soprattutto in caso di forte esposizione solare: la protezione solare ristabilisce le condizioni epidermiche perché la pelle possa avviare un buon processo di rigenerazione.
Dermatologia
Livorno (Livorno)
Milano (MI)