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Instagram Syndrome

Instagram Syndrome


Gio 07/05/2020 | Dott. Domenico Piccolo

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di Johann Rossi Mason e Francesca Frediani


 

Uno studio pubblicato nel 2017 ha misurato la relazione tra le preoccupazioni relative all'immagine corporea delle giovani donne e il loro uso complessivo di Instagram. Ha rivelato che "un uso più generale ... è stato associato a una maggiore auto-oggettivazione, e quella relazione è stata mediata sia dall'interiorizzazione sia dal confronto delle apparenze con le celebrità".
Quindi, se ti sei trovato a scattare 23 foto per ottenere l'angolazione perfetta, è tempo di smettere di confrontarti con i modelli photoshopped e filtrati e iniziare ad apprezzare l'intera persona che sei e la bellezza che possiedi in modo univoco. Dov'è il signor Rogers quando hai bisogno di lui, giusto? Instagram Syndrome: effetto filtro in agguato per le giovanissime.

Hanno in media tra i 13 e i 25 anni e quelle più grandi si rivolgono a medici estetici e chirurghi plastici per apparire come... se stesse, ma nella versione migliorata dai filtri degli smartphone. Se una volta i modelli erano cantanti ed attrici, oggi il modello è il se stesso modificato con app e programmi, fenomeno che gli esperti  definiscono ‘Instagram syndrome’.
È l’effetto dell’esposizione a standard di bellezza irrealistici che non possono essere raggiunti nemmeno in sala operatoria. Basti pensare che alcuni di questi filtri non solo affinano la grana della pelle e alzano la punta del naso, ma ingrandiscono a dismisura gli occhi. Un risultato difficilmente raggiungibile.

Scattano foto e poi non si riconoscono allo specchio, innescando una sorta di ‘dissociazione cognitiva’ e una  forma di straniante competizione con se stessi.
Il selfie perfetto insomma si sta rivelando un’arma a doppio taglio. Un fenomeno che merita di essere analizzato perché sembra contribuire a scatenare disturbi dell’immagine corporea in un momento delicato della costruzione dell’identità.

La diffusione tra smartphone tra le giovani generazioni è di circa il 95% ed i sistemi per il miglioramento delle immagini rischia di interferire sull’autostima. Nello stesso tempo cercano di assomigliare alle celebrità che ammirano.

Il corpo non fa eccezione: la vita diventa sottile, talora in maniera innaturale mentre lievitano seni e glutei che però nella realtà non sono quelli di Kim Kardashian o Beyoncé.
Non possiamo evitare la pervasività degli strumenti di comunicazione ma dobbiamo evitare che generino ‘mostri’ e richieste irricevibili.

Anche in molte riviste di moda il vento è cambiato e i ritocchi delle foto sono ridotti al minimo per non creare degli esseri che di umano sembrano non avere più molto. Anche per evitare che la varietà della bellezza diventi uno standard unico in cui tutte sono belle ma indistinguibili: stesse labbra, stesso naso, stesso broncio, stesse ciglia. La bellezza e ancor più il fascino risiedono nella varietà, nei dettagli e spesso in quelle imperfezioni che la natura saggiamente distribuisce.

Anche gli psichiatri hanno lanciato l’allarme durante la Mental Health Awareness Week. Le donne tra 25 e 35 anni desiderano ricreare la versione migliorata di sé. “L’ideale di bellezza veicolato però”- avvertono - “è totalmente irrealistico. E il risultato è quello di generare un senso di inadeguatezza rispetto all’immagine reale”.

Secondo un recente sondaggio della Mental Health Foundation il 22% degli adulti e il 40% dei ragazzi ha confessato che le immagini ritoccate li fanno sentire in ansia rispetto a viso e corpo con particolare attenzione alla simmetria dei tratti e ad un corpo scolpito: il consenso della rete lo vuole magro, ma con seno e glutei grandi e prominenti, un modello spesso ottenuto in foto grazie alla modificazione con filtri e app.

Presentarsi dallo specialista con il proprio selfie sottoposto a filtri deve essere considerato quindi un segnale di allarme per chirurgo plastico e medico estetico e far sospettare un disturbo ‘dismorfofobico’ secondo quanto definito dal NHS, i National Health Service inglesi che parlano di soggetti con una preoccupazione eccessiva sul proprio aspetto, che interferisce sia nelle attività quotidiane che nella vita di relazione.
Si tratta di un disturbo in cui la correzione ricevuta non è mai soddisfacente, e infatti un altro segnale che deve insospettire è la richiesta di molti interventi diversi spesso estremamente invasivi, che il paziente desidera svolgere nella stessa seduta.
Ultimo segnale degno di attenzione è una lunga di storia di interventi spesso troppo ravvicinati che vengono riferiti come insoddisfacenti. In questi casi si deve pensare di avere di fronte una persona che ha bisogno di un aiuto diverso da quello estetico.

I social media sono fonte di una marea di problemi: nel 2017, Instagram è stato valutato il peggior social media per la sua capacità di scatenare ansia e depressione negli adolescenti inglesi. Colpa  di algoritmi complessi progettati per premiare l'alta qualità e contenuti accattivanti, può essere difficile non confrontarsi con gli altri, concentrando troppa energia nel mettere la tua foto giusta, con gli hashtag perfetti, usando i filtri perfetti.

Secondo l'antropologo britannico Robin Dunbar, il numero di persone con cui si può conoscere e mantenere un contatto sociale significativo in un dato momento è compreso tra 100 e 250. Quando i social media si basano su immagini e conversazioni che piacciono al posto delle conversazioni da persona a persona, creano un eccesso di contatti con la natura di relazioni innaturalmente esponenziale ed impegnativa. Seguire troppo i social network può portare a vivere una vita completamente spostata online con un aumento dell’ansia sociale nel momento in cui ci sì torna nell’esistenza reale.

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Piccolo Domenico

Autore

Dermatologia,Medicina estetica

Pescara (PE)


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