di Johann Rossi Mason e Francesca Frediani
Uno studio pubblicato nel 2017 ha misurato la
relazione tra le
preoccupazioni relative all'
immagine corporea delle
giovani donne e il loro
uso complessivo di
Instagram. Ha rivelato che "un uso più generale ... è stato associato a una maggiore auto-oggettivazione, e quella relazione è stata mediata sia dall'interiorizzazione sia dal confronto delle apparenze con le celebrità".
Quindi, se ti sei trovato a
scattare 23 foto per ottenere l'
angolazione perfetta, è tempo di
smettere di
confrontarti con i modelli photoshopped e filtrati e iniziare ad
apprezzare l'intera persona che sei e la
bellezza che
possiedi in modo univoco. Dov'è il signor Rogers quando hai bisogno di lui, giusto?
Instagram Syndrome: effetto filtro in agguato per le giovanissime.
Hanno in media tra i 13 e i 25 anni e quelle più grandi si
rivolgono a
medici estetici e
chirurghi plastici per apparire come...
se stesse, ma nella versione
migliorata dai
filtri degli
smartphone. Se una volta i modelli erano cantanti ed attrici, oggi il modello è il se stesso modificato con app e programmi, fenomeno che gli esperti definiscono ‘Instagram syndrome’.
È l’effetto dell’esposizione a
standard di
bellezza irrealistici che
non possono essere raggiunti nemmeno in
sala operatoria. Basti pensare che alcuni di questi filtri non solo affinano la grana della pelle e alzano la punta del naso, ma ingrandiscono a dismisura gli occhi. Un risultato difficilmente raggiungibile.
Scattano foto e poi non si riconoscono allo specchio, innescando una sorta di ‘dissociazione cognitiva’ e una forma di straniante competizione con se stessi.
Il
selfie perfetto insomma si sta rivelando un’arma a doppio taglio. Un
fenomeno che merita di essere
analizzato perché sembra
contribuire a scatenare
disturbi dell’immagine corporea in un momento delicato della costruzione dell’identità.
La diffusione tra smartphone tra le giovani generazioni è di circa il 95% ed i sistemi per il miglioramento delle immagini rischia di interferire sull’autostima. Nello stesso tempo cercano di assomigliare alle celebrità che ammirano.
Il
corpo non fa eccezione: la
vita diventa
sottile, talora in maniera innaturale mentre
lievitano seni e
glutei che però nella realtà non sono quelli di Kim Kardashian o Beyoncé.
Non possiamo evitare la pervasività degli strumenti di comunicazione ma dobbiamo evitare che generino ‘mostri’ e richieste irricevibili.
Anche in molte
riviste di moda il vento è cambiato e i
ritocchi delle foto sono
ridotti al
minimo per non creare degli esseri che di umano sembrano non avere più molto. Anche per evitare che la varietà della bellezza diventi uno standard unico in cui tutte sono belle ma indistinguibili: stesse labbra, stesso naso, stesso broncio, stesse ciglia. La
bellezza e ancor più il fascino risiedono nella
varietà, nei
dettagli e spesso in quelle
imperfezioni che la natura saggiamente distribuisce.
Anche gli psichiatri hanno lanciato l’allarme durante la Mental Health Awareness Week. Le donne tra 25 e 35 anni desiderano ricreare la versione migliorata di sé. “L’ideale di bellezza veicolato però”- avvertono - “è totalmente irrealistico. E il risultato è quello di generare un senso di inadeguatezza rispetto all’immagine reale”.
Secondo un recente sondaggio della Mental Health Foundation il 22% degli adulti e il 40% dei ragazzi ha confessato che le immagini ritoccate li fanno sentire in ansia rispetto a viso e corpo con particolare attenzione alla simmetria dei tratti e ad un corpo scolpito: il consenso della rete lo vuole magro, ma con seno e glutei grandi e prominenti, un modello spesso ottenuto in foto grazie alla modificazione con filtri e app.
Presentarsi dallo
specialista con il
proprio selfie sottoposto a
filtri deve essere considerato quindi un
segnale di
allarme per chirurgo plastico e medico estetico e far
sospettare un
disturbo ‘dismorfofobico’ secondo quanto definito dal NHS, i National Health Service inglesi che parlano di soggetti con una preoccupazione eccessiva sul proprio aspetto, che interferisce sia nelle attività quotidiane che nella vita di relazione.
Si tratta di un disturbo in cui la
correzione ricevuta non è mai
soddisfacente, e infatti un altro segnale che deve insospettire è la richiesta di molti interventi diversi spesso estremamente invasivi, che il paziente desidera svolgere nella stessa seduta.
Ultimo
segnale degno di attenzione è una lunga di storia di
interventi spesso
troppo ravvicinati che vengono riferiti come
insoddisfacenti. In questi casi si deve pensare di avere di fronte una persona che ha bisogno di un aiuto diverso da quello estetico.
I
social media sono fonte di una marea di
problemi: nel
2017,
Instagram è stato valutato il
peggior social media per la sua
capacità di
scatenare ansia e
depressione negli a
dolescenti inglesi. Colpa di algoritmi complessi progettati per premiare l'alta qualità e contenuti accattivanti, può essere difficile non confrontarsi con gli altri, concentrando troppa energia nel mettere la tua foto giusta, con gli hashtag perfetti, usando i filtri perfetti.
Secondo l'antropologo britannico Robin Dunbar, il numero di persone con cui si può conoscere e mantenere un contatto sociale significativo in un dato momento è compreso tra 100 e 250. Quando i social media si basano su immagini e conversazioni che piacciono al posto delle conversazioni da persona a persona, creano un eccesso di contatti con la natura di relazioni innaturalmente esponenziale ed impegnativa.
Seguire troppo i
social network può portare a
vivere una
vita completamente
spostata online con un
aumento dell
’ansia sociale nel momento in cui ci sì
torna nell
’esistenza reale.
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