L’età, il parto naturale e lo stress a carico della muscolatura pelvica, favoriscono l’insorgere di alcuni cambiamenti morfologico-funzionali degli organi genitali femminili.
Il parto naturale associato alla progressiva e successiva ipotrofia dei tessuti di tutto il corpo (cute, mucosa, tessuto connettivo in generale e muscolo), per via del naturale processo di invecchiamento influenzato, in primis, dal cambiamento ormonale, favoriscono l’insorgere di alcuni segni e sintomi anche a carico degli organi genitali femminili che cambiano la qualità della vita.
La secchezza, il bruciore, la disparuenia (dolore durante il rapporto sessuale), il prurito, la facilità alle infezioni, il disagio psico-fisico dovuto a lassità vaginale o, peggio ancora, dovuto all’irrigidimento dell’introito e la sua conseguente marcata riduzione (stenosi), sono tra i sintomi e segni che possono sopraggiungere durante la vita di una donna e rendersi particolarmente manifesti durante o dopo la menopausa.
Attraverso anni di ricerca, peraltro ancora in corso, e sempre in un’ottica multidisciplinare, sono stati messi a punto protocolli terapeutici trattamentistici provenienti dall’esperienza della Medicina e della Chirurgia Estetica, atti a curare e a ripristinare la forma e la funzione di tali organi.
Apparato genitale femminile: cenni di Anatomia e Istologia
La vulva, macroscopicamente, è costituta dalle grandi labbra, dalle piccole labbra costituite da due foglietti di cute contenenti tessuto connettivo riccamente irrorato ed innervato; anteriormente, attraverso il loro sdoppiamento, formano il cappuccio e il frenulo del clitoride, organo erettile femminile, posteriormente si uniscono a formare la commissura labiale posteriore.
Le grandi labbra, istologicamente e dalla superficie alla profondità, sono costituite da cute, dal dartos labiale che è un sottile strato di fibro-cellule muscolari lisce, da un sottilissimo strato cellulo-adiposo e più in profondità dal sacco elastico (o tunica fibrosa) che contiene il corpo grasso del grande labbro. Internamente ad esso, sfioccano le sottili diramazioni del legamento uterino e posteriormente è aperto verso la fossa rettale.
Alla base delle piccole labbra, a livello della loro faccia mediale, l’epitelio pavimentoso plu-stratificato cheratinizzato cambia in un tessuto non cheratinizzato man mano che ci si spinge verso l’entrata della vagina (introito), per andare a formare la mucosa vaginale che tappezza tutto l’interno della vagina stessa.
Le strategie medico-chirurgiche estetico-funzionali a livello genitale: protocolli
A livello vulvo-vaginale
, il parto naturale e lo stretching o, peggio la spontanea lacerazione tissutale che i tessuti subiscono, o l’episioraffia intra-partum, possono provocare beanza e/o lassità vaginale, ipotono della muscolatura perineale e modificazioni strutturali della commissura posteriore vulvare, riduzione dello spazio perineale esterno tra introito vaginale e ano, con conseguenti sintomi associati, nelle età successive, ad un più o meno marcato grado di atrofia vutaneo-mucosa vulvo-vaginale.
Metodologie minimamente invasive come l’uso di adeguate e specifiche radiofrequenze, monopolari, bipolari e quadripolari dinamiche e laser ad Erbium,
aiutano a migliorare il trofismo tissutale cutaneo e mucoso, a migliorare la matrice extracellulare stimolando la produzione di collagene ed elastina e irrobustendo la cute dell’introito, la mucosa endovaginale a supportare meglio i fasci di fibromiocellule.
I
laser CO2 che, agendo sullo strato superficiale di mucosa vaginale, attivano il processo di riparazione tissutale stimolando il turnover cellulare ed aumentando la produzione di collagene ed elastina extracellulare.
Attraverso i prodotti biostimolanti eterologhi iniettabili a base di acido ialuronico libero, polinucleotidi, si attivano i processi di ristrutturazione della matrice extracellulare e, attraverso la meccanica d’infiltrazione con ago, i processi riparativi tissutali.
Quando il danno è a carico anche del perineo esterno, associato o meno alla non conservata struttura della forchetta posteriore (sia da lacerazione spontanea che da episioraffia), e la beanza dell’introito è maggiore rispetto al periodo che precedeva il parto o, peggio, minore per via dell’irrigidimento fino alla stenosi dell’introito nei casi in cui il parto naturale non è avvenuto, allora la
chirurgia è la scelta adeguata, attraverso una perioneoplastica e/o vaginoplastica con o senza labioplastica.
Anche in casi in cui il parto naturale non è avvenuto, l’invecchiamento associato e relativo al cambiamento ormonale modifica, come in ogni altra sede del volto e del corpo, quest’area. Trattandosi però di un organo, tali cambiamenti sono sempre associati a sintomi come secchezza, dispareunia (dolore durante il rapporto sessuale), facilità alle infezioni in sede e a carico degli organi attigui, come quelli del sistema urinario, prurito e bruciore.
A livello vulvare, ciò che cambia, innanzitutto, è il volume del corpo grasso del grande labbro, questo fa sì che la protezione meccanica fornita da quest’ultimo nei confronti delle piccole labbra e dell’introito venga meno, oltre all’instaurarsi di un disagio psicologico dovuto al cambiamento estetico dell’area. A questo si può associare o meno un’esaltazione dell’ipertrofia delle piccole labbra, probabilmente in parte già congenita, che spesso si fanno via via più scure (iperpigmentazione vulvare).
In questi casi si può attuare un lipofilling delle grandi labbra per ripristinare il volume del tessuto grasso perduto, promuovendo un vero e proprio processo rigenerativo ed attuare una labioplastica del piccolo labbro, oppure la medicina estetica e funzionale genitale ci viene incontro attraverso altre metodologie meno invasive come i filler a base di acido ialuronico cross-linkato per ripristinare la forma delle grandi labbra e permettere alle stesse di riacquistare il loro compito protettivo. Le ipercromie possono essere trattate attraverso l’applicazione di alcuni topici schiarenti o grazie alla veicolazione mediante radiofrequenza (radioporazione) di sostanze adatte.
L’argomento è ovviamente più vasto ed articolato di così, questo vuole semplicemente essere un’introduzione orientativa all’argomento.
La ricerca multidisciplinare ha promosso la formazione di medici e chirurghi iper-specializzati perché hanno studiato approfonditamente l’area, i suoi cambiamenti durante tutta la vita e conoscono a fondo le tecniche chirurgiche ginecologiche, plastiche estetiche e ricostruttive, i device di alta tecnologia utilizzabili in quest’area e i prodotti iniettabili.
La parete della vagina risulta costituita da tre tonache: mucosa, muscolare e avventizia.
La tonaca mucosa superiormente fa seguito alla mucosa del muso di tinca e inferiormente continua con la cute del vestibolo della vagina. È formata dall’epitelio di rivestimento e dalla lamina propria.
- L’epitelio di rivestimento è di tipo pavimentoso composto, costituito da più strati, dalla profondità alla superficie: strato basale, intermedio e superficiale.
- Lo strato basale è formato da cellule più o meno cilindriche con grande nucleo vescicoloso e presenta numerose mitosi.
- Lo strato intermedio è costituito da diversi piani di cellule fusiformi il cui citoplasma contiene glicogeno.
- Lo strato superficiale è costituito da cellule appiattite il cui citoplasma può contenere granuli cheratoialini; i nuclei presentano gradi diversi di picnosi. L’epitelio vaginale è molto sensibile al tasso ematico degli ormoni sessuali e presenta, durante il ciclo mestruale, modificazioni notevoli in rapporto alla fase estrogenica o a quella progesteronica, tanto che si può parlare di un ciclo vaginale. Queste cellule, tendono ad ammassarsi e a desquamare nei vari cicli, direttamente in dipendenza dal tasso ormonale estrogenico nel sangue. In Menopausa o in particolari condizioni patologiche o iatrogene, questo ciclo di desquamazione si riduce drasticamente, indice di vari gradi di atrofia, anche severa.
- La lamina propria, su cui poggia l’epitelio, si solleva in papille. È formata da tessuto connettivo denso, ricco di fibre elastiche, che diminuiscono andando in profondità. Sono presenti vasi, soprattutto venosi e accumuli di linfociti, mentre mancano le ghiandole. La superficie vaginale è infatti lubrificata ad opera del muco cervicale.
La tonaca muscolare ha uno spessore ridotto; è formata da fasci di fibrocellule muscolari lisce a decorso prevalentemente spirale, separati da connettivo ricco in fibre elastiche.
La tonaca avventizia connette la vagina alle formazioni adiacenti. È sottile, ma resistente ed è formata da tessuto connettivo ricco di fasci elastici che tende a diventare fibroso nella porzione inferiore. In essa sono contenuti ricchi plessi venosi.
In tutta questa complessità istologico-anatomica va da sé che siano tanti i fattori che influenzano il cambiamento morfologico-funzionale di tutta l’area genitale esterna femminile e che siano altrettanti le loro manifestazioni sintomatologiche.
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