Mer 23/07/2014 | Redazione Tuame
Provate ad immaginare un mondo in cui si possano bloccare le lancette dell’orologio per vivere senza scadenze, dribblando con flessibilità estrema su compiti, dilatando a piacere priorità e consegne.
Negozi che aprono e chiudono senza vincoli, scuole che decidono liberamente l’orario delle lezioni. No non si tratta della trama del prossimo film di Chris Columbus, bensi è quello che succede realmente sull’isola di Sommarøy, nel nord della Norvegia, dove la popolazione ha deciso di «abolire» il tempo. Vi chiederete il perché di una tale decisione. Una questione di latitudine. L’isola si trova oltre il circolo polare artico, e qui il sole non tramonta mai per 69 giorni consecutivi, dal 18 maggio al 26 luglio, mentre d’inverno un’unica lunga notte inghiotte l’isola ove regna incontrastato il buio da novembre a gennaio.
Per questo motivo, da generazioni, i residenti hanno imparato a godersi il più possibile l’estate, senza prestare troppa attenzione al tradizionale conteggio delle ore. Adesso gli abitanti vogliono rendere tutto ufficiale, dichiarando Sommarøy, letteralmente «isola dell’estate», la prima «free-time zone» del mondo. Tutti gli abitanti di Sommarøy hanno richiesto a Oslo di liberarsi formalmente degli orari e hanno simbolicamente appeso tutti gli orologi ad un ponte.
Certo chi scrive si è interrogato sul significato legato alla volontà di relegare la dimensione del tempo nel passato e di vivere in una dimensione totalmente senza vincoli. Quindi anche sul significato del tempo. Risulta difficile pensare a come si possano sincronizzare le persone per gli appuntamenti, risulterebbe impossibile anche solo stabilire gli orari dei mezzi pubblici o pensare alle implicazioni legali di dover stabilire l’orario che check in e check out in un Hotel (solo per fare qualche esempio).
Certamente un rapporto troppo serrato con la dimensione del tempo rende le persone oppresse da stress, ansie da prestazione, angosce più o meno nevrotiche e depressione. Si è spesso portati a pensare che una giornata non basti per le troppe cose da fare oppure non si accetta il passare del tempo che cambia e stravolge i lineamenti e la percezione di noi stessi. E se il rapporto con il tempo fosse unicamente una trappola percettiva del rapporto con la nostra interiorità? In un’isola in cui il sole splende anche a mezzanotte, quanto tempo ci sarebbe in più per i rapporti umani? Per gli scambi relazionali? Per andare a correre al parco pensando alla propria salute e contrastando sovrappeso, obesità e patologie cardiovascolari?
Dopo la lettura di questa notizia viene da interrogarsi sul significato stesso del tempo. Soprattutto, sulla sua valenza in questa era. Ma è anche vero che il trascorrere del tempo costruisce la nostra memoria, solca le rughe del viso ma accresce la nostra esperienza, scava tra le pieghe del corpo scalfendo eredità e consapevolezza, il tempo definisce la nostra identità. Anche la psicoanalisi si è occupata del tempo, Sigmund Freud ad esempio, ha segnalato da sempre il fatto che “l’inconscio non conosce il tempo” nel senso che i processi inconsci sono a-temporali e che il desiderio inconscio è eterno. Anche lo psicoanalista Jacques Lacan ha introdotto il concetto delle sedute a “tempo variabile”, una sorta di “tempo interrotto”, l’introduzione di un imprevisto che aveva come scopo quello di perturbare la rigidità dei pazienti.
Dallo straordinario cervello firmato Albert Einstein è arrivata la teoria della relatività, un costrutto che rende tutto più umano: basti pensare a quando Einstein scriveva “prendi un ultracentenario che rompe uno specchio: sarà felicissimo di sapere che ha ancora sette anni di disgrazie”. Il prezzo di qualunque cosa equivale alla quantità di tempo impiegato per ottenerla, e a me piace pensare che aveva ragione Mahatma Gandhi quando diceva “Voi occidentali, avete l’ora ma non avete mai il tempo”.
E voi riuscireste a vivere in un paese senza il concetto di tempo?
Ad ognuno la propria risposta anche se l’esperienza è nelle dita e nella testa diceva qualcuno, mentre il cuore non ha esperienza e forse...nemmeno l’orologio al polso!